L'incanto dell'India. Il suo mistero fatto di sacralità e di misticismo come morfemi del quotidiano. La complessità di una terra la cui simbologia si perpetua ogni giorno e in ogni luogo, in gesti rituali. È questa spiritualità, di per sé evanescente, che trova espressione negli scatti di Fabrizio Sbrana. Ciò che è stato fissato in un istante è il fluire continuo del tempo e il tempo dell'anima o se vogliamo della memoria nella sua dimensione senza tempo. Impossibile non esserne sedotti.
FRAMMENTI CADUTI DALLE CAROVANE DEL GIORNO
Il 20 dicembre 2011 ho ricevuto questa mail: «Cari Fabrizio e Nella, questo è il mio regalo di Natale. Spero che possa essere la buona prefazione per il libro sull'India. Tanti auguri a voi e alle vostre bambine. Un abbraccio. Antonio».
Quel «regalo» di Natale che già allora mi aveva commosso, ha acquistato più forza per ciò che è successo dopo, e cioè la morte di Antonio, nel marzo successivo, il giorno del mio compleanno e di quello di mia figlia Margherita, il giorno in cui con un gruppo di amici avevamo organizzato un'anteprima fotografica del backstage dell'ultimo film di un altro amico, Alessandro Tofanelli. La pubblicazione di un libro sull'India è diventata, dunque, per me l'unico ringraziamento possibile. Poi è stato il caso, o meglio occasioni che si sono intrecciate, il più delle volte in maniera casuale, a permettere l'edizione del libro. In India, quando sono andato, sono andato con un amico, Ivo Demi, anche lui fotografo. È stato lui a convincermi e a portarmi «fuori» dalle consuete rotte che tendono a condurmi sempre verso l'Africa.
Quanto alla fotografia, nel grande pseudo continente che ospita oltre un miliardo e cento milioni di persone, c'è spazio per chi vuole costruire un'immagine artistica con una regia ben programmata, come per chi attraversa in un cammino costante, ma paziente, il paese e fissa un frammento dello scorrere del tempo. Mi piace cogliere l'attimo, sia quando attraverso luoghi sia quando qualcuno mi accoglie e apre la porta. A volte chi mi sta intorno sorride e ammicca al compagno forse non comprendendo che anche i particolari, un ciondolo, una spilla, un pugnale, una piramide di arance, matasse di fili elettrici e telefonici possono diventare «soggetti» fotografici. Non si può negare che, come scrive Tabucchi, le fotografie racchiudono il visibile in un rettangolo e il visibile senza cornice è sempre un'altra cosa, né si può negare che esse sezionino in certo qual modo la vita delle persone.
Sono passati molti anni dai miei primi reportage. E gli anni, o meglio le esperienze vissute, se è vero ciò che dice Calvino nelle Lezioni Americane, trasformano ciascuno di noi in «un'enciclopedia, una biblioteca, un inventario d'oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili». Ma oggi, come allora, continuo a fotografare fissando, istintivamente, frammenti di un tempo continuo, ben sapendo che la fotografia non può riprodurre la realtà. C'è un verso del poeta indiano Tagore che recita «nell'assopita caverna della mente, i sogni fanno il nido con i frammenti caduti dalle carovane del giorno». Sono proprio frammenti, non solo quelli del giorno ma anche della sera, dell'aurora e del crepuscolo, quelli ritratti nel libro. Nulla di più. E a proposito di sogni, a ogni passo ho avuto l'impressione della presenza di un sogno collettivo, quello del riscatto, di una vita migliore.
FABRIZIO SBRANA |
INDICE
Su una fotografia indiana di Fabrizio Sbrana
Antonio Tabucchi
La miniera: in viaggio verso Sud con Antonio e Barbabianca
Giuseppe Cederna
Mal d'India
Riccardo Costagliola
Frammenti caduti
dalle carovane del giorno
Fabrizio Sbrana
Frammenti
Lavoro
Mercati
Strada
Persone
Spiritualità |
Fabrizio Sbrana
INDIA - Sacralit? del quotidiano
editore PRIULI & VERLUCCA
edizione 2012
pagine 160
formato 21,5x28
cartonato con sovraccoperta plastificata a colori
tempo medio evasione ordine ESAURITO
29.90 €
29.90 €
ISBN : 978-88-8068-616-3
EAN : 9788880686163
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