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QUANDO ALL'IMBRUNIRE SUONAVA L'AVEMARIA
Il passato religioso dei paesi astigiani della Val Rilate

PREFAZIONE

Gli interventi pubblici di papa Benedetto XVI denunciano spesso la "scristianizzazione" della società contemporanea. Bisogna, naturalmente, intendersi sulla portata di questo termine: la Chiesa, che fra Sette e Ottocento aveva toccato il massimo dell'impopolarità e rischiava di perdere il contatto con i settori più avanzati della società, ha riguadagnato nel corso del Novecento molta della sua autorevolezza ed è fra i protagonisti della vita contemporanea, più di quanto non accadesse un secolo fa. La presenza dei cristiani è ben visibile in politica e nella comunicazione, e almeno in Italia la maggioranza della popolazione continua a definirsi cattolica.
È vero, però, che nel tessuto della vita collettiva le manifestazioni di matrice religiosa sono assai meno presenti di quanto non fossero in passato. La ricchissima ricognizione che Franca Garesio Pelissero ha condotto sulla vita religiosa del vecchio mondo contadino, in quella campagna as
tigiana in cui l'autrice affonda le sue radici familiari ma di cui ha esplorato a fondo anche gli archivi, testimonia ad ogni pagina l'onnipresenza di riti e abitudini di natura religiosa che un tempo pervadevano la vita collettiva e di cui oggi non rimane quasi più traccia. La vita sociale delle confratemite e i percorsi delle processioni sono solo gli esempi più vistosi d'un intreccio finissimo tra religione e vita comunitaria, che in passato aveva un ruolo di primo piano nella vita delle campagne.
Non è difficile individuare il momento preciso in cui questo mondo è finito: la metà del Novecento, fra il dopoguerra e il boom economico. Sono gli anni in cui la modernità si è affacciata all'improvviso nelle nostre campagne e ha rischiato di ucciderle; il mondo contadino, poi, è sopravvissuto, anche se numericamente ridimensionato, ma a costo d'una trasformazione culturale drammatica, che ha segnato una netta frattura col passato. L'autrice l'ha sperimentata di persona, perchè appartiene alla generazione che nell'infanzia ha fatto in tempo a vedere quel mondo, che nella vita adulta l'ha dimenticato per lo più senza rimpianti, e che ora, sempre più spesso, sente il dovere di salvarne almeno la memoria.
Meno chiaro è quando, esattamente, si sia formato quel tessuto di abitudini, rituali e credenze ancestrali che saremmo portati d'istinto a credere antichissimo, ma che mon necessariamente lo è. Quasi tutto quel che ne sappiamo risale all'età moderna, ai secoli della Controriforma; e non c'è dubbio che proprio allora sono state plasmate, coil'intervento decisivo e consapevole della Chiesa, le istituzioni e le forme che il mondo contadino — in precedenza, e fino al primo Seicento, assai più ribelle, meno disciplinato e meno "cristiano" di come l'ha rappresentato Alessandro Manzoni — è stato prima costretto ad accettare, e poi ha fatto proprie.
Ma prima cosa c'era? È la domanda che si pongono tutti coloro che vengono a contatto col mondo fantasmagorico del folklore, con gli alberi di maggio e della cuccagna, con le badìe e le mascherate, col cantar maggio e la questua delle uova, coi falò di mezzo inverno e di mezza estate, coi travestimenti da animali e i pupazzi arsi sul rogo: ed è una domanda a cui, per ora, non c'è risposta. Nelle tradizioni popolari s'intreccia l'eco di culti e credenze che ricorrono troppo spesso per non costituire un sistema; ma la chiave di quel sistema ci sfugge. Culti della fertilità, rituali per placare i morti, senso mitico della natura, certo: ma da quando? E soprattutto: fino a quando chi li praticava è stato consapevole del loro significato? Prima di poter rispondere a queste domande bisognerà accumulare ancora molto materiale, e le ricerche presentate in questo libro rappresentano un contributo indispensabile a quelle risposte future.
Ma il libro di Franca Garesio Pelissero offre anche qualcos'altro. Proprio nell'indagare un mondo che parrebbe immobile nel tempo, ci apre scorci inattesi sul cambiamento. Il mondo contadino dell'Ottocento era tutt'altro che stagnante e prigioniero del passato, anche quando praticava rituali apparentemente immutabili. Quando un parroco, nel 1885, scrive che alla processione del Corpus Domini "le aste del baldacchino si portano dai signori del castello per antica tradizione", si può star sicuri che un secolo prima, invece dei signori, le portavano il sindaco e i consiglieri; ed è merito dell'autrice aver messo in luce queste discrepanze. E ancora: chi avrebbe immaginato che in questo mondo così profondamente cattolico e obbediente ai suoi parroci ci fossero famiglie protestanti, e non immigrate ma convertite dal cattolicesimo, e perfino famiglie in cui il padre si era fatto evangelico e la famiglia non era d'accordo? A questo mondo che parlava soltanto in dialetto, ma dove fin dal Cinquecento i parroci alla domenica predicavano in stentato italiano; a questo mondo dove gli emigrati di ritorno dalla grande città e, chissà, dall'America portavano nuove parole, nuove abitudini e nuove idee, Franca Garesio Pelissero ha dedicato un commosso omaggio, in cui storici ed etnografi troveranno un materiale di grandissimo interesse.
Alessandro Barbero

INDICE

Norme per la lettura dei testi in piemontese
Presentazione
Prefazione

prima parte
La luna di marzo regolatrice della Pasqua e della vita che rinasce
Ricordi di sacre rappresentazioni nella processione notturna del Giovedì Santo
Durante i riti della Settimana Santa i chierichetti diventavano spietati giudei
L'importanza della terra
A fulgure et tempestate libera nos Domine
Una processione per ogni occasione
Le processioni con i buoi e l'oblatio galeri
Come il paese viveva le sue processioni nel Novecento
La processione del Corpus Domini
"Dalle balze e dalle valli il grido sal"

seconda parte
Alla ricerca della cristianità perduta (o mai avuta?)
Quando si facevano "balli e cose impure" tra uomini e donne davanti alle chiese
La scarsa preparazione e la corruzione dei parroci, cui la Chiesa cercò di porre rimedio
Tra difficoltà e sacrifici si costruirono le nuove parrocchiali
Cappelle ed altari nelle chiese parrocchiali
All'ombra delle chiese campestri

terza parte

L'allegra carità delle Confraternite dello Spirito Santo
Le prime Confraternite della Val Rilate sorsero nel Cinquecento
Complesse vicende intorno alla nascita di alcune Confraternite e loro chiese
Norme e vita religiosa delle Confraternite
Disciplinanti poco disciplinati
Una questione di diritti di stola
Patrimonio terreno delle Confraternite
Patrimonio spirituale e diritti dei confratelli
"Il giuoco dell'Archibuggio ovvero del Tavolasso" per ringraziare di S. Luigi
L'intraprendenza delle Umiliate e i canestrelli della SS. Trinità

quarta parte
Societas Corporis Christi, un argine contro il diffondersi delle eresie
La scuola della Dottrina Cristiana alla base della cultura popolare
Il culto di Sant'Orsola a Soglio e il pane del Suffragio
Orate per me... e per gli altri se ce n'è
Tra i tanti doveri della Comunità un interessante diritto: la nomina del Concionator
Vita da cristiani, ma non troppo
Domenica era sempre domenica
Quando all'imbrunire suonava l'Avemaria

quinta parte
Testimonianze e documenti




Franca Garesio Pelissero

QUANDO ALL'IMBRUNIRE SUONAVA L'AVEMARIA

editore FABIANO
edizione 2011
pagine 472
formato 17x24
brossura con alette
tempo medio evasione ordine
2 giorni

28.00 €
22.40 €

ISBN :
EAN :

 
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