Il lavoro fotografico di Caterina Farassino, prematuramente interrotto, si sfoglia come un album vitale, colorato, emozionante. Nei suoi scatti le immagini delle sue passioni: la musica innanzitutto, di cui e’ stata reporter sul palco e nel backstage; quindi la vita quotidiana, volti e scorci della “sua” Torino, i bambini, interni e angoli da riscoprire.
Vicina allo stile dell’istantanea, presente nella fotografia internazionale degli ultimi dieci anni, Caterina Farassino si rivela una sorpresa per chi ancora non ne conosce la raffinata poetica. Per i suoi fans, invece, sarà un piacevole ricordo scorrere le pagine di questa seconda monografia a lei dedicata. |
LA BALLATA DELL'ESODO MUSICALE
Luca Beatrice
E' successo qualcosa di strano negli ultimi dieci anni nell'ambito della fotografia, qualcosa al quale, forse, non eravamo preparati. Caterina ci ha lasciati prima che l'abuso del "suo" linguaggio, diventato cosa per tutti, perdesse quella freschezza e unicità narrativa che solo gli artisti sapevano dawero inventare.
Una cosa simile era accaduta alla fine dell'Ottocento, quando l'avvento della fotografia stravolse le sorti della pittura accelerandone la fine. Per reazione, la pittura non chiuse i battenti alla strada dell'istantanea, uscendone rinnovata dal mezzo (quello fotografico) che, risolvendo il problema della rappresentazione del reale, spinse gli artisti a ricercare qualcosa di diverso, vibrante prima, per gli impressionisti en plein air, emozionale poi, con l'Espressionismo via, via, sempre più astratto.
Nell'arco di una decade, dalla fine degli anni novanta al nuovo millennio, l'uso del digitale ha stravolto qualcosa di più che un solo linguaggio artistico. Lo scatto fotografico è entrato nella comunicazione interpersonale e in quella di massa - dai social network ai blog, passando per riviste specializzate che fanno sempre più uso del click amatoriale e del video per raccontare opening, vernissage, installazioni e mostre scoprendo nella velocità del mezzo quella stessa fluidità comunicativa che oggi il giornalismo richiede.
Si tratta forse di una nuova forma di documentazione, quella che tutti non solo possono ma devono utilizzare per poter essere veramente al passo con lo strumento più democratico e persuasivo mai inventato, il web.
Macchine compatte prima e telecamere integrate poi, hanno reso agile quella comunicazione visiva fatta per lo più di immagini. Le divoriamo, le mastichiamo, siamo noi che le produciamo. Questo lo stravolgimento in atto, che ci ha resi tutti professionisti imponendo ai veri maestri di doversi reinventare stereotipi e generi.
A tal proposito, in relazione al suo lavoro fotografico del 1970 sull'Isola di Wight, Franco Vaccari scrive oggi " La cosa incredibile, è che in tutto il festival non c'era nessuno con la macchina fotografica (...). Questa gente voleva vivere, non guardarsi vivere. Adesso sarebbero tutti lì a fare foto con i cellulari".
Caterina Farassino ci ha lasciato un album premonitore di un linguaggio divenuto oggi prassi. Nei suoi scatti il concetto di "istantanea" prende la forma di una "polaroid digitale" da intendersi piccola nel formato, amica del colore e della sua manipolazione grafica sovraesposta e ipersaturata.
Aveva intuito la potenza di ciò che risiede non nell'attimo "fuggente", bensì nel suo prima o nel suo dopo, secondo la poetica del "between" inaugurata da Robert Frank nel 1958 quando, con il suo album "The Americans" immortala la generazione dagli anni cinquanta attraversando gli States e realizzando più di 20.000 fotografie che descrivono "quella folle sensazione in America, quando il sole picchia forte sulle strade e ti arriva la musica di un jukebox o quella di un funerale che passa" (dall'introduzione di Jack Kerouac al catalogo).
Caterina ha inseguito la sua America, partendo da Torino attTaverso il Piemonte e per tutta l'Italia; in macchina, in furgone, in treno, ha raccontato i live e i concerti più belli della generazione rock underground dei tardi anni novanta. La sua fotografia preserva un aspetto molto umano, meno sensazionale rispetto alle microstorie quotidiane un po' noir, un po' malinconiche di soggetti grunge - stile Nirvana - dell'estetica più "spinta" e post punk di un'altra fotografa contemporanea, Nan Goldin. Diversamente dalla Ballad of Sexual Dependency della Goldin - tra amici sieropositivi, sesso, droghe, vecchiaia e morte - negli scatti di Caterina c'è la controparte vitale della bohème abitualmente intesa come degradata e artistoide. |
Caterina Farassino
HAVE FUN
editore PRIULI & VERLUCCA
edizione 2011
pagine 194
formato 17x23,7
cartonato con sovraccoperta plastificata a colori
tempo medio evasione ordine ESAURITO
25.00 €
25.00 €
ISBN : 978-88-8068-549-4
EAN : 9788880685494
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