GSTAAD 95-98 |
Quella
che comunemente viene definita la cattiva strada è per me l'unica
strada. Frutto di una relazione frettolosa e animalesca, cresciuto in camere d'albergo insieme alla madre Mathilde, «gigantessa» con la passione per il furto, François Lepeltier conduce un'esistenza torbida e rocambolesca, fatta di incertezze, ricatti, violenze, soprusi, pratiche sessuali perverse e mistificazioni non solo subite, ma anche operate. Il suo è un universo alla rovescia, dove ogni morale è sovvertita. Di peccato necessario in peccato necessario, dopo aver provato ogni mestiere e cambiato più volte nome, questo eroe negativo, che non ha scelto il male per necessità, ma in base a un aberrante quanto ingenuo punto di vista filosofico, percorre una carriera costellata di miserie e orrori più o meno grandi, fino a diventare sommelier dell'esclusivo Palace Hotel di Gstaad. Nella lussuosa località turistica svizzera, «un mondo superfluo per persone superflue», François si troverà a recitare la sua parte più difficile, una parte che lo riporterà tragicamente al punto di partenza, quell'attrazione animalesca «più forte della ragione, del buonsenso, della paura del futuro» cui deve la vita e di cui, nella sua agghiacciante confessione nel carcere, si dichiara apostolo. Gstaad 95-98 è un romanzo sconvolgente, in cui l'autore di Storia della mia calvizie, pur non rinunciando all'ironia che lo ha reso famoso, affronta di petto il lato oscuro dell'umanità e costringe il lettore ad ammettere, con ribrezzo, che si può provare simpatia per un mostro. |
Il principio guida di François Lepeltier è che chi non è nessuno è costretto a recitare una parte e a diventare quello che recita. Ecco così che a Baden-Baden si comporta da ragazzino minorato mentre sua madre deruba i negozi, a Stoccarda fa il dentista per i poveri e i bisognosi, a Châteaux d’Oex incarna il perfetto maestro di sci idolatrato dalle ragazze e infine, a Gstaad, si afferma come prestigioso sommelier del Palace Hotel. Nessuno conosce i vini meglio di lui, nella sua professione è una celebrità. Questo finché non commette un errore… Dalla prigione il "mostro di Gstaad" (personaggio singolare anche perché non ha scelto il male per necessità, ma in base a un preciso punto di vista filosofico) spiega, in una lucida confessione, che cosa per tanti anni lo ha spinto a fare ciò che ha fatto, come è diventato quello che è diventato e in che modo è riuscito a condurre, assieme alla madre, una rocambolesca esistenza di pensione in pensione e di albergo in albergo, culminata nella lussuosissima stazione sciistica svizzera. Gstaad 95-98 tocca un tema che a Marek van der Jagt non poteva che essere caro, il cambio di personalità, ma la cosa più scon-volgente è che costringe il lettore ad ammettere, con ribrezzo, di provare simpatia per un pazzo maniaco, assassino di bambini. Il romanzo ha segnato la definitiva affermazione del "doppio" di Arnon Grunberg e un cambiamento nella sensibilità dello scrittore che, senza rinunciare allo strumento dell’ironia, sembra affrontare il tema della tragedia umana in modo più diretto rispetto ai libri precedenti. |
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