PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE
Non sono mancati del tutto in passato gli studi grammaticali sul piemontese. Nell'età in cui il Piemonte, sovrano ed indipendente, aveva raggiunto la sua massima estensione territoriale e cominciava a sentirsi fiero anche della sua lingua, la prima grammatica piemontese fu pubblicata nel 1783 ad opera del medico Maurizio Pipino presso la Stamperia Reale. Una nuova edizione, con aggiunte e revisioni di Luigi Rocca, apparve nel 1876, e la prima edizione è stata recente-mente ristampata in photogravure (Le Livre precieux, Torino 1967). Tuttavia, a parte il suo grande valore storico e bibliografico, essa è incompleta e superata.
Nel corso dell'Ottocento, i nostri vocabolaristi fecero poi spesso precedere ai loro dizionari qualche osservazione grammaticale (si vedano specialmente il Ponza ed il Gavuzzi), ma il loro valore pratico è oggi pressoché nullo. L'unica grammatica di una certa completezza, basata su criteri abbastanza aggiornati, è quella di Arturo Aly-Belfàdel, pubblicata a Noale nel 1933. Essa ha ancor oggi una sua validità. Si tratta però di un'opera con pretese scientifiche, non divulgativa, non rispondente a finalità pedagogiche o normative, e non diretta ad un vasto pubblico.
La presente grammatica della lingua piemontese è pertanto un'opera di cui si è sentita per molto tempo la mancanza. Uno dei suoi pregi esteriori è d'esser scritta interamente in piemontese. Se questo fatto ne potrà render dif ficile la compren-:.ione altrove, le dà però immediatezza in Piemonte e fornisce prova non piccola della duttilità della lingua subalpina.
Questa grammatica assolve un triplice scopo. In primo luogo, la lettura e lo studio di essa riusciranno interessanti e, oseremmo dire, forse perfino affascinanti a chi, avendo fin dall'infanzia parlato in piemontese, ne scoprirà qui consapevolmente le forme e l'intima struttura, che è come dire l'anima della lingua. In secondo luogo, la grammatica del Brero ha un'importantissima funzione normativa per coloro che scrivono in piemontese, e pedagogica per coloro che desiderano imparare a scriverlo correttamente, sia per riguardo alla grafia che per le forme grammaticali e lessicali più genuine e tipiche. Infine, sebbene scritta con intenti dichiaratamente divulgativi e con metodi tradizionali, non è da escludersi che in questa opera possa anche il filologo romanzo trovare un'utile fonte di notizie sulla parlata del Piemonte, giacché la chiarezza con «cui son presentati i fatti della lingua è tale che non riuscirebbe difficile tradurli entro la terminologia e i moduli della linguistica scientifica.
Il lavoro di codificazione della lingua subalpina, iniziatosi nel secondo Settecento
Pipino, è oggi finalmente completato. La grammatica del Brero, per quanto
in essa brilli in misura egregia l'intelligenza e la personalità dell'autore, è infatti
risultato di un lungo processo ed in genere esprime, come è giusto, il consenso
degli odierni cultori del piemontese.
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PRESENTAZIONE
Sono trascorsi due secoli e un quarto da quando ha visto la luce la prima regolamentazione scritta della lingua piemontese ad opera del medico Pipino, ma occorre considerare che poi non sono state molte le grammatiche scritte fra il 1783 e il 1967, anno che ha visto la pubblicazione della prima edizione della «GRAMATICA PIEMONTÈISA» scritta da Camillo Brero ed uscita per i tipi dell'editore Mario Gros. Questa è rimasta per molto tempo un punto di riferimento fisso per tutti quelli che volevano avvicinarsi con costrutto alla lingua piemontese. Molte sono state le ristampe e riedizioni sino al 1987 ed anche molte altre grammatiche hanno visto la luce in successione, ma sempre fedeli a quei capisaldi indicati dai maestri. Il successo e la diffusione della grammatica di Brero oltre ad essere inconfutabili hanno rappresentato un indicatore del desiderio della gente di apprendere le regole di quel modo di parlare, magari così comune perché ancestrale per molti, e sentirsi più fieri e sicuri sapendo di avere alle spalle il valore di un testo riconosciuto e validato dai massimi esperti linguisti. La scelta operata dall'autore di utilizzare in toto la lingua piemontese poteva rappresentare una scommessa, un rischio di difficoltà nella comprensione, ma i fatti hanno premiato l'audacia. Queste sono appunto le sue parole riportate sulle prime edizioni: «A son tanti ij motiv, ma doi a l'han cissane pì fòrt e a l'han fane decide. El prim a l'é col éd dimostré a tuti che nòstra lenga, pròpi pérchè lenga, a peul esprime qualonque concet leterari, gramatical, filosòfich, stòrich, etc. E lé scond a l'é col che an fà védde lògich éd dovèj parlé ai Piemontèis an soa lenga, tantopì che nòstra gramàtica a l'é adréssà, prima che a j'àutri, a coj che dél piemontèis a son ij cultor».
Quella grammatica, infatti, non l'hanno utilizzata, consultata, consumata solo i cosiddetti «addetti ai lavori»: scrittori, poeti e studiosi. Essa è diventata compagna fedele di molti altri piemontesi, ma anche motivo di stimolo per chi si è poi voluto cimentare in opere simili. In poche parole ha rappresentato il classico sasso gettato nello stagno che genera onde ed increspature. Un elemento di stimolo, oltre che di conoscenza, che ha smosso la staticità di una cultura che si crogiolava pigramente sui pochi documenti del passato e certamente non noti alla maggioranza dei piemontofoni. Sembra dunque giusto ed opportuno che ci sia una ristampa di questa grammatica che, per i meriti sopra esposti, va a collocarsi con pieno diritto nelle opere fondamentali della storia della letteratura piemontese.
Con l'occasione delle ristampe vengono spesso apportati degli aggiornamenti e delle attualizzazioni, ma in questo caso si tratta della riproposta di un'opera da considerarsi storica e dunque, quasi come se fosse una ristampa anastatica, da conservare nella sua originalità.
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Camillo Brero
GRAMMATICA E SINTASSI DELLA LINGUA PIEMONTESE
editore IL PUNTO - PIEMONTE IN BANCARELLA
edizione 2008
pagine 240
formato 16,5x24
brossura
tempo medio evasione ordine ESAURITO
15.00 €
15.00 €
ISBN : 978-88-88552-46-0
EAN : 9788888552460
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