«Volevamo solo lavorare...», raccontano oggi alcuni dei protagonisti di quella che è diventata la marcia dei quarantamila. Era il 14 ottobre 1980, la Fiat paralizzata da 35 giorni di scioperi, picchetti duri davanti ai cancelli per rispondere ai 15 mila licenziamenti decisi dall'azienda e trasformati poi in cassa integrazione per 23 mila. Per le vie di Torino si riversarono migliaia di persone, molte in giacca e cravatta, erano i colletti bianchi, impiegati e quadri, insieme a qualche operaio che chiedevano di poter tornare in fabbrica. Era la maggioranza silenziosa che per la prima volta alzava la voce: il giorno dopo i duri dello scontro ad oltranza si arresero, si firmò nella notte l'accordo sindacale, i picchetti vennero tolti e Mirafiori riaprì. Con la marcia dei quarantamila si chiuse un'epoca: per la Fiat, per la classe operaia e per il sindacato nulla fu più come prima. E, mentre la manifestazione era ancora in corso, Indro Montanelli aveva già capito tutto...
L'intuizione di Montanelli
Migliaia di persone in silenzio stavano ancora sfilando. Persone che mai prima d'allora avevano partecipato a un corteo o a uno sciopero, erano in giacca e cravatta, pochi, pochissimi i cartelli. Una fila ordinata, lunga cinque chilometri e quei lavoratori, da lì a qualche ora, sarebbero diventati per tutti i colletti bianchi, in contrapposizione alle tute blu, impiegati contro operai. E mentre la manifestazione era ancora in corso, Indro Montanelli aveva già capito tutto.
14 ottobre 1980: al Teatro Nuovo di Torino era prevista un'assemblea organizzata dal Coordinamento dei quadri Fiat. Una riunione di cui nessuno - alla vigilia - sapeva indicare la portata. In apparenza una riunione priva di significato particolare, ma che cadeva in uno dei momenti più delicati per l'importante azienda automobilistica italiana, paralizzata da 35 giorni di sciopero. La proprietà aveva da poco annunciato 15 mila licenziamenti, tramutati poi nella richiesta di cassa integrazione per 23 mila lavoratori, in gran parte operai del settore auto. Immediata la reazione del sindacato: sciopero, con blocchi e picchettaggi ai cancelli di Mirafiori, lo stabilimento simbolo, netto rifiuto dei licenziamenti e della cassa integrazione.
Quella manifestazione al Teatro Nuovo diventò, nel volgere di poche ore, la marcia dei quarantamila, così come venne definita da televisione e giornali, con capi, impiegati e quadri intermedi dell'azienda di corso Marconi che attraversarono la città, passando davanti alla direzione della Fiat e arrivando fino in piazza Castello, cuore di Torino, sede della Prefettura e del Palazzo della Giunta regionale. Chiedevano solo di poter tornare a lavorare.
Per la prima volta un'importante città industriale era attraversata non da un corteo di tute blu, ma da uno di colletti bianchi, al quale si unirono - in misura minore - anche cittadini qualsiasi e operai, contribuendo così a rompere il fronte sindacale. Era il partito della voglia di lavorare, di produrre, di competere - come venne definito dagli stessi promotori - il partito del rispetto e non della sopraffazione.
[..] |
La marcia dei quarantamila 30 anni dopo. I picchetti alla Fiat, la sconfitta del sindacato, la fine della classe operaia. La vittoria della maggioranza silenziosa
INDICE
L'intuizione di Montanelli
Una marcia che arriva da lontano
Di qui non si passa: i 35 giorni
I quarantamila di Torino
Il gigante con i piedi d'argilla
Presi in mezzo
La maggioranza silenziosa
Prima pagina
Gran Torino
Le immagini
I giornali
Didascalie
Bibliografia
|
Luca Ponzi
IL GIORNO DEI COLLETTI BIANCHI
editore DANIELA PIAZZA
edizione 2010
pagine 204
formato 13x21
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
15.00 €
15.00 €
ISBN : 978-88-7889-241-5
EAN : 9788878892415
|
|