L'avanspettacolo torinese, dagli anni Trenta a quelli gloriosi del dopoguerra fino agli anni Settanta, visto attraverso la vita e la carriera di Mario Ferrero, capocomico fedele alla sua città fino al punto di rinunciare al successo su scala nazionale. E con lui, in questo delizioso saggio, conosciamo attori, spalle e soubrette, infaticabili lavoratori del teatro "minore", intrattenitori di un pubblico spesso difficile e sempre più orientato a rimanere a casa a guardare la televisione. Un mondo in sordina, quello dell'avanspettacolo torinese, ma anche capace di suscitare passioni e di attraversare più di metà secolo senza tradire se stesso. Un mondo dove, a sipario chiuso, i suoi abitanti finivano, qualche volta, la serata in trattoria e se ne andavano a casa in tram.
PREFAZIONE
Che doveva fare un gruppetto di studenti liceali appassionati di teatro e residenti nell'astigiano se non prendere un treno e approdare a Torino? Sì, ad Asti c'erano almeno due teatri: il Politeama e il teatro Alfieri. Ma la loro programmazione non era molto fitta in campo teatrale e si dava più importanza a quella cinematografica. Sicché sospiravamo, come le celebri sorelle di cechoviana memoria, "A Torino!" "A Torino!" Perciò la domenica pomeriggio eccoci approdare nella capitale. Avevamo già qualche idea di dove andare: o la prosa al Carignano o la rivista all'Alfieri. A piedi, dunque, decidevamo dove andare. Di prenotare non c'era neanche da pensarci perché le nostre finanze ci permettevano al massimo il posto in loggione, e quello non si poteva acquistare prima...
Arrivati dunque a Torino via di corsa per applaudire Renzo Ricci o Tino Carraro, Salvo Randone o il giovane Gassman, Rina Morelli o Sarah Ferrati, Evi Maltagliati o Lilla Brignone... Ma tante volte allungavamo un po' il percorso per approdare all'Alfieri, dove la coda al botteghino era più folta e qualche volta impietosa, al punto che sovente compariva il cartello "Tutto esaurito" a gettarci nella più nera costernazione. Avevamo percorso più di cinquanta chilometri e dovevamo andarcene con le pive nel sacco, anche perché i pomeriggi all'Alfieri costituivano per noi un gran cimento: si acquistava un biglietto di loggione e nell'intervallo con sotterfugi vari si riusciva ad approdare al fondo della platea, facendo attenzione che le solerti maschere non ci scoprissero.
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INDICE
Mario Ferrero, un ricordo
Prefazione
L'Avanspettacolo, ovvero la rivista dei poveri
L'Avanspettacolo e la sua agenzia di collocamento
La soubrette
Mario Ferrero, il nostro Lice subalpino
Il comico "alla buona"
Il comico improvvisa
Mario Ferrero, un arlecchino piemontese
La tradizione e l'attualità
Un comico che ama soltanto il teatro
Il secondo dopoguerra. Ferrero prende il volo
Siamo tutti torinesi
Il comico in pantofole
Gipo Farassino e Mario Ferrero. E venne il giorno della fusione
Il mondo è fatto a scale: le soubrettes
I moschettieri di Mario Ferrero
Via ai ricordi
Gli ultimi anni di Lice
Siamo giunti così al final...
Prefinale: Mobilia e Tartaglia
Bibliografia |
Massimo Scaglione
GIOIE E DOLOR 'D LICE 'L TORNIOR
editore GRAPHOT
edizione 2007
pagine 144
formato 16,5x23,5
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
15.00 €
11.20 €
ISBN : 978-88-89509-39-5
EAN : 9788889509395
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