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NO FUNCHAL, O MAQUINISTA
a Funchal, il Macchinista
L'idea di scrivere una storia mettendo in relazione Funchal, capitale atlantica, e Venezia, luogo a cui tutti apparteniamo, nasce dalla lettura de Il desiderio di essere inutile di Hugo Pratt, da ciò che dice riguardo all'esistenza nella sua città di alcune porte magiche che si affacciano verso tutti i luoghi possibili del mondo. Un giorno camminando per le sue calli, cercando una di quelle porte, mi imbattei per caso in uno scenario che mi sembrava di avere già visto. Spulciai libri e biblioteche, alla ricerca di quell'immagine perduta e infine la ritrovai. Era una vecchia foto in bianco e nero che avevo visto in un libro dedicato ad Ezra Pound. Durante il suo primo soggiorno a Venezia, il poeta nordamericano era vissuto in quella zona della città, dove era esistito un piccolo cantiere per la costruzione di gondole. Un tipico caso di serendipity: la storia era proprio lì, in attesa che qualcuno la raccontasse, lì vicino al Ponte delle Maravegie, una di quelle porte immaginarie a cui alludeva Pratt.
In quel libro su Pound c'erano anche varie foto dei suoi ultimi anni a Venezia. Mi resi conto solo in quel momento della somiglianza fisica che c'era fra lui e il più grande scrittore-viaggiatore di Madeira, Ernesto Leal, autore di libri indimenticabili come O Homem que comia névoa (L'uomo che mangiava nebbia) e Em Jerusalém, o canalizador (A Gerusalemme, l'idraulico). Nato a Funchal nella Rua da Trancia (Via dell'infanzia) e cresciuto nella Rua das Dificuldades (Via delle difficoltà) - le vie di Funchal hanno nomi di questo tenore! - Ernesto Leal aveva abbandonato la sua isola per interpretare il proprio Bildungsroman in luoghi distanti come Macao e Goa. Sarebbe stato lui la 'cerniera' fra i due mondi: durante uno dei suoi viaggi, sarebbe arrivato a Venezia e cercato per un'intervista, cogliendo l'occasione, si sarebbe fatto passare per Ezra Pound (Ez Loomis), raccontando la storia insolita di una nave che non era una nave e di un fiume che non era il Mississipi.
Mi interessava associare due autentiche eccentricità della mia città natale, certamente degne di un Corto Maltese, interprete romantico di avventure che mai vivremo: un trenino a cremagliera, fantascientifico macchinario calato nello scenario di un'isola atlantica dove le vie di trasporto erano praticamente inesistenti, e le famose squadre di navigazione terrestre, un misto di goliardia e desiderio di evasione che portava uomini fatti ad organizzare simulacri di viaggi marittimi in terraferma. Una sorta di sindrome di Peter Pan che aleggia su tutte le isole e trasforma i suoi abitanti, grandi e piccoli, in sonnambuli e visionari, a cui desideravo associare anche un terzo elemento, poco noto e altrettanto sconcertante: l'attacco di un sottomarino tedesco al porto di Funchal nella mattina del 3 Dicembre 1916, che loro malgrado li sottrasse ai propri sogni.
Ero molto suggestionato dalla possibilità di trasformare in immagini, come aveva fatto Pratt per Venezia, quei poderosi elementi della memoria novecentesca di Funchal, ritratti in vecchie foto in bianco e nero, che ancor oggi sopravvivono come fossili del sogno di una città atlantica. Ho trovato in Marco Avoletta la straordinaria capacità di far rivivere poeticamente questo immaginario, restituendogli il colore che credevo perduto per sempre. Gli sono profondamente grato per aver trovato la chiave di una di quelle porte di cui parlava Pratt, e avermi concesso la rara possibilità di rivisitare oniricamente la mia città.

António Fournier
"La prima cosa che sento è uno strano freddo sotto i piedi. Apro gli occhi e guardo intorno, un po' sgomento, e vedo che la mia stanza non ha nè soffitto né pareti, è notte, il cielo è pieno di stelle. Provo ad alzarmi, guardo in basso e ollora mi spavento. Niente, non c'è niente sotto ai miei piedi. Sono sospeso nel vuoto! Ascolto il rumore del vento tra le foglie, guardo di nuovo verso l'alto e mi rendo conto che sono appeso a un albero, proprio sull'orlo del precipizio. Sono un'enorme cuore verde che palpita, un'anona appesa a un ramo fragile."

Questa è la storia di un misterioso viaggiatore in breve sosta in una città acquatica che potrebbe essere Venezia. Dal racconto emergono man mano gli eventi straordinari della sua lontana infanzia: uomini fatti che giocano a fare i marinai in terraferma tra banani e piantagioni di tabacco, monarchici e re proletari, attacchi di sottomarini, visite misteriose di atlantidi e tentativi d'arrembaggio a un battello fluviale che, alla fine, si scopre essere in realtà un oggetto fantastico e insolito per un'isola dell'Atlantico: un trenino a cremagliera che portava i passeggeri da nessuna parte.



Antonio Fournier - Marco Avoletta

NO FUNCHAL, O MAQUINISTA

editore SCRITTURAPURA
edizione 2009
pagine 42
formato 18x24
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine
2 giorni

12.00 €
12.00 €

ISBN : 978-88-89022-56-6
EAN : 9788889022566

 
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