Se
mai t'ancapiteissa d'ancontré për la strà quaidun ch'a gira
'l mond come 'ncantà goardand passè le nivole 'nt'ël cel, - salutlo
da mia part: l'è 'n mè fratel.
Nino Costa
PREMESSA
A QUESTA RISTAMPA
Sessanta anni fa, mercoledì 7 novembre 1945, a pagina 2 della "Gazzetta
d'Italia" (titolo provvisoriamente assunto per rinnegare il ventennale
periodo fascita della "Gazzetta del Popolo"), compariva la tristissima
notizia: «E' morto Nino Costa». Due colonnine brevi, poco più
di 50 righe, ma in quel tempo i giornali si componevano di due pagine, e
quel giorno la prima era totalmente dedicata alla pubblicazione del testo
dell'armistizio del 1943 con le clausole, assai dure, fin'allora non conosciute
nella loro integrità. Il trafiletto annunciava che «L'ultimo
dei poeti dialettali romantico-sentimentali... è stato ucciso da
un violento attacco cardiaco. Benché non ancora sessantenne, Costa
sembrava un vecchio malandato e stanco: l'angoscia per l'eroica morte del
figlio Mario, comandante del distaccamento della I Divisione alpina autonoma
Val Chisone, caduto sul monte Genevry combattendo contro i nazi-fascisti,
l'aveva schiantato precocemente; l'arguzia gentile dei suoi canti giovanili
s'era trasformata in una rasseganta disperazione nelle poesie più
recenti, nelle quali il ricordo del filiuolo, la storia e la bellezza di
Torino, la fede nella risurrezione della Patria sono i motivi di un lirismo
non di grande ala ma schietto e pieno di una grazia squisita, senza mollezza
e senza smancerie. Romantico e sentimentale, Nino Costa che tanto ammirava
la robusta musa di Calvo e di Brofferio, può essere considerato come
l'epigono fine ottocento di quell'arte poetica dialettale. Poeta familiare
e in un certo senso municipale, Nino Costa dal primo volume Mamina
a Fruta madura ha cantato il genio della terra e la gloria del
Piemonte, dagli eroi delle guerre ai Santi della carità, dalle sartine
ai barcaioli di Po...»
Stringata la notizia, ma l'avviso dei funerali, l'indomani alle 10.30 in
via Giacomo Bove 14 dove il Poeta abitava, richiamò mezza Torino;
i tram erano intasati e il brulicare di gente si estendeva per i corsi e
le vie laterali: amici, autorità, gonfaloni e partigiani, ma quanta
gente del popolo in tenuta da lavoro volle rendere l'ultimo saluto al Poeta!
La cittadinanza rese un grande, spontaneo omaggio al suo cantore.
In quella «carovan-a dël dolor» c'era, ovviamente,
Andrea Viglongo che nel 1930 aveva iniziato l'attività editoriale
sotto la sigla S.E.L.P., Studio Editoriale Librario Piemontese, e che nel
1931 aveva pubblicato, di Costa, la prima edizione di Fruta madura,
curato le ristampe di Mamina e Sal e preiver, il libretto
Poesie religiose piemonteise, oltre alla raccolta delle opere di
Calvo, di Oreste Fasolo, l'antalogia A Mistral (17 poeti piemontesi),
l'Armanach Piemonteis 1931... e altro ancora.
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INDICE
Premessa a questa ristampa
di Giovanna Viglongo
Il CANTORE DI TORINO
di Andrea Viglongo
Tavola della grafia
Se mai...
MÈ
PAIS
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LA PONTA
[..]
MIA VITA
[..]
SIMPATIE
[..]
POESIE INEDITE VARIE
[..]
Glossario
Indice delle poesie (primo verso di ciascuna)
Indice delle poesie (per titoli)
Indice delle illustrazioni
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Nino Costa
FRUTA MADURA
editore VIGLONGO
edizione 2005
pagine 212
formato 15x21
brossura con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine 5 giorni
12.50 €
11.90 €
ISBN : 88-7235-209-6
EAN :
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