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PERCORSI DI STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA
Nella modellistica della storiografia filosofica esistono sostanzialmente tre filoni principali: quello, reso celebre dalle Vite dei filosofi di Diogene Laerzio, basato sulla ripartizione per “scuole filosofiche” e sulle “sequenze” dei filosofi, quello attestato dagli Stromata  di Clemente Alessandrino e dalla Anthologia  di Giovanni da Stobi e quello inaugurato da Eduard Zeller con la sua ponderosa opera La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico; il primo e il terzo hanno un indirizzo storico-sistematico che li rende affini; il secondo è una sorta di esposizione per problemi e per aforismi d’autore non distnte, nel suo concetto, dal procedere heideggeriano per “sentieri interrotti”. Un’esposizione guidata da un selettore ben chiaro: la filosofia come guida nella vita concreta per Clemente Alessandrino e per Giovanni da Stobi, i punti storici di emersione del pensiero dell’Essere per Heidegger. Il tutto come un tessuto di citazioni, di testi esemplari (stromata, appunto, cioè “tessuti”).
Questo volume di Tiziana Carena è metodologicamente affine a questa prospettiva perché tratta un nodo tematico che mal si adatterebbe agli altri due modelli: il procedimento erratico, oppure “a ondate”, è l’unico che permetta di gettare uno sguardo penetrante. Ma esso corrisponde all’antisistematicità dei compilatori tardo-antichi di Florilegia e a quella del Maontaigne degli Essays.
Il volume si compone di tre saggi (Il ponte di Byfrost, Il  lavoro artistico di Rocco Montano, Otto Weininger e la cultura europea tra Otto e Novecento) e di quattro recensioni (Costanzo Preve. Marx inattuale; Ludwig Wittgenstein, Della certezza e The Big Typescript, Michel Foucault, Il pensiero del fuori, William I. Miller, Anatomia del disgusto). Che ordito tiene insieme le diverse figure che compaiono in queste pagine? La tensione tra la quotidianità e la dimensione “altra” come oggetto di riflessione filosofica. Non a caso il  primo saggio (Il ponte di Byfrost) illustra la percezione dell’alterità nella modalità estrema della ricerca del Übermensch da parte di Nietzsche. Nietzsche parla spesso di un ponte tra libertà e necessità;  non a caso il secondo è dedicato alla concezione artistica di Rocco Montano, l’arte come “ritratto della realtà” e l’artista come colui che si cala  nel linguaggio del proprio tempo, vi manifesta un’ulteriorità e raggiunge la verità attraverso vie che non sono quelle della dimostrazione logica (al di là della logica, dunque); recuperare il passato facendone parlare le forme estetiche  nel loro linguaggio, immedesimandosi in esse; e infine Weininger il filosofo che vive la filosofia kantiana “quasi in «guisa dionisiaca »” e, nell’opera intitolata Sesso e carattere, contrappone alla “volontà di potenza” di Nietzsche la “volontà di valore” e si trova di fronte al rigido dualismo, alla spaccatura tra fatto e valore, al bisogno di trascendenza che si esprime tragicamente nell’autoannullamento. Tre aspetti dell’alterità, dell’ulteriorità: la follia (Nietzsche), la critica d’arte (Montano), la morte (Weininger). Il ponte oltre la quotidianità è anche il ponte oltre il senso comune; esso porta là dove il linguaggio è sospeso, il gioco comunicativo interrotto dall’irruzione di codici comunicativi radicalmente “altri”, come nei “biglietti della pazzia” redatti da Nietzsche nel capo d’anno del 1888 a Torino; o come nella contrapposizione tra fatto e valore in Weininger che fa esplodere la quotidianità e il senso comune. In Montano, invece, la strada oltre la quotidianità (e il presente) guida alla comprensione estetica dell’oltre (visto come passato) e dell’altro (visto come l’esperienza artistica innovativa). Il senso della vita è riacquistato grazie a un senso autentico della storicità intesa come vita. Si delineano, così, tre forme dell’ “oltre”: la follia, la morte e l’arte; le prime due sono dinamiche accomunate dalla spinta a superare la quotidianità estremizzandone alcune caratteristiche, strappandole dal loro contesto e rendendole assurde (così il desiderio di prevalere, così comune nella vita di ogni giorno, diviene libido dominandi in Nietzsche, l’Uomo e la Donna da tipologie di uso piuttosto comune divengono idee platoniche in Weininger e, irrigidite a questo modo, si relazionano tra loro soltanto in modo tragico. Da un certo punto di vista, l’insistenza dell’Autrice sul tema dell’”oltre la quotidianità” può essere interpretato anche alla luce della categoria nietzscheana della “inattualità” e, come tale, esso si riflette nella breve recensione del volume di Costanzo Preve: l’inattualità di Marx risiede nella sua filosoficità che contrasta con l’orientamento a – filosofico (e anti-filosofico) delle riflessioni attuali sulla società capitalistica. Da un altro punto di vista, la recensione dedicata ai due volumi di Wittgenstein evidenzia come il senso comune rappresenti un’avventura percettiva dell’autocoscienza che viene traghettata al di là del linguaggio, visto che “e la prassi che dà alle parole il loro senso”; il che vale, a fortiori, come aveva dimostrato già nel 1974 Aldo Gargani, per le procedure scientifiche e per i rituali della verificazione (e della falsificazione) delle teorie. Lo sguardo teorico si muove sulle tracce di una “archeologia del mondo precategoriale” segnata dall’esperienza filosofica di Husserl e di Platone. Proprio così emerge l’intera mitologia depositata nel linguaggio, ma nascosta dal suo uso irriflesso. Ma in questo modo si fa spazio alla tematica foucaultiana che afferma non essere l’uomo il soggetto, ma l’oggetto del sapere: un sapere impersonale, un “pensiero del fuori”; allo stesso modo Foucault affermava che non sono io a parlare il linguaggio, ma che è il linguaggio a parlare me. La liberazione coincide, allora, con la soggettivazione del “fuori” cioè con la eliminazione dell’alienazione (già descritta da Marx nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 e ridelineata da Marcuse nel volume L’uomo a una dimensione). Ma il “fuori” non è  altro che l’oggettivazione della razionalità estraniata che l’ “esibizionismo verbale surreale” di Foucault ci permette di cogliere. A una particolare zona di confine della quotidianità è dedicata la recensione dell’Anatomia del disgusto di Miller. Si tratta di una zona particolare perché da essa emerge il potere seduttivo del ripugnante, apparentemente, una contraddizione in termini; in realtà ciò che attrae, attrae soltanto grazie alla costruzione (linguistica e sociale) di ciò che ripugna; ciò che ripugna è coessenziale alla delineazione di ciò che attrae, ne è, per così dire, l’ombra. Ma questa considerazione richiede che si superi la tendenza ordinaria a pensare che escludere non equivalga a implicare (sia pure con il simbolo della negazione accanto a ciò che è implicato in tale modo).
Il volume presenta dunque l’intero ventaglio teoretico del pensiero dell’”oltre” nelle sue forme più negative e nelle sue forme più affermative, lasciando intravedere chiaramente le connotazioni sociali delle configurazioni teoriche dell’ “oltre”.

INDICE

Introduzione a "Il ponte di Byfrost"
di Costanzo Preve

"Il Ponte di Byfrost"
Per una rilettura di Friedrich Nietzsche - saggio

Premessa a
"Il lavoro artistico di Rocco Montano"
di Francesco Bruni

"Il lavoro artistico di Rocco Montano - saggio

Otto Weininger e la cultura europea tra Otto e Novecento - breve monografia

Costanzo Preve,
Marx inattuale - recensione

Ludwig Wittgenstein,
Della certezza e The Big Typescript - recensione

Michel Foucault,
Il Pensiero del fuori - recensione

William I. Miller,
Anatomia del disgusto - recensione



Tiziana C. Carena

PERCORSI DI STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPO RANEA

editore HASTA
edizione 2005
pagine 104
formato 12x20
brossura
tempo medio evasione ordine
2 giorni

13.00 €
9.10 €

ISBN :
EAN :

 
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