Un viaggio attraverso il versante italiano delle Alpi Cozie, alla ricerca delle antiche feste che hanno resistito all'avvento della moderna società. Di valle in valle, di villaggio in villaggio, si scoprono ancora numerose le espressioni dei giorni della festa legati ad antichi rituali; si scopre una cultura che, soprattutto nelle manifestazioni di svago, ha mantenuto un profondo legame con le generazioni del passato ed una identità decisa a resistere agli attacchi del tempo.
INTRODUZIONE
Il territorio montuoso che si sviluppa dal colle della Maddalena al colle del Moncenisio fin dall'antichità fu una zona di grande interesse politico, strategico e commerciale.
Furono i cozii a dare il nome a questa porzione di Alpi, i sovrani che dal tro-no di Susa governarono il «Regno Alpino» fino al 63 d.C. I valichi delle Alpi Cozie videro transitare i soldati dei più grandi eserciti della nostra storia: i galli, i cartaginesi, i romani, i saraceni, i franchi...
Sui sentieri di queste terre passarono soldati, pellegrini, mercanti, portatori di sale; nel 1480, per volere del marchese di Saluzzo Ludovico II, venne costruita la prima galleria delle Alpi: il cosiddetto «Buco di Viso» a quota 2882 metri.
Queste valli conobbero le vicende dei protestanti valdesi: le persecuzioni, la cacciata e il loro definitivo ritorno nel 1689. Su questo territorio di confine vennero combattute molte guerre mettendo a dura prova la sopravvivenza dei poveri montanari.
E così il «Popolo delle Alpi», povero, sfruttato dagli eserciti di passaggio, con mille difficoltà per strappare alla natura il necessario per il sostentamento, nel corso dei secoli dovette acquisire una propria identità per non soccombere: è la dignità fiera che si legge sul volto di chi ancora vive su queste montagne. Ancora oggi con mille difficoltà.
È anche per la tenacia dei montanari che questa cultura «povera» ha potuto in parte mantenersi e tramandarsi fino a noi. Certo, la maggior parte delle conoscenze popolari del passato è andata persa, specialmente nel nostro secolo, con il noto fenomeno dello spopolamento alpino; molte attività, usi, costumi e tradizioni sono stati dimenticati, ma non tutti: qualcosa si è salvato e negli ultimi anni stiamo assistendo ad un rinnovato interesse per queste cose che altro non sono se non le basi della nostra cultura che la società moderna sta inesorabilmente impoverendo.
I valori sono cambiati. Le tradizioni di un mondo povero oggi sono troppo in contrasto con i tempi dove, sempre più spesso, le virtù umane vengono misurate col denaro, col successo...
La scelta delle «feste» per la pubblicazione di un libro a carattere storico-popolare potrà sollevare qualche critica in quanto esistono caratteristiche anche più nobili nella vita alpina: la fatica, la povertà, la solitudine...
Le feste però rappresentavano nel passato un momento intenso di
socializzazione e spesso erano l'unica occasione di svago, nell'arco dell'anno, per la comunità.
Nell'ultimo secolo le feste che si tramandavano da sempre sono andate mano a mano diminuendo, di valle in valle, di decennio in decennio.
In montagna sono rimasti in pochi a fare vita dura, ma hanno capito che dimenticare non era giusto, che i valori della società moderna sono spesso illusori e che non si potevano cancellare secoli di tradizioni.
Sono proprio i montanari rimasti, con il volto segnato dalla fatica di una vita passata a lavorare, che meritano il nostro rispetto più profondo. L'ostinatezza di chi ha resistito alla tentazione di scendere in pianura per avere una vita più agevole ha permesso alla montagna di mantenersi in vita e di mantenere ancora una parte delle usanze che da sempre si tramandano di padre in figlio. Nelle Alpi Cozie troviamo ancora alcune delle abbadie medievali, gli antichi carnevali, i balli delle sciabole, alcune feste legate all'emigrazione stagionale, gli antichi giochi come quelli della cavilholo di San Martino in val Germanasca o quello del «ferro» di Mattie e Meana in val di Susa. Su questi monti, caratterizzati in gran parte dalla cultura occitana, si ballano ancora la gigo, la courento, la cesso, lou balet, la bouréo, la countrodanso e tante altre antiche e affascinanti melodie.
Col tempo certo anche le feste si evolvono. Gli spadonari della val di Susa portano oggi sul cappello dei fiori di plastica, i componenti l'Abbadia di Castelmagno hanno i pennacchi sintetici; si modificano i costumi, i testi delle rappresentazioni, i personaggi: nelle Barbòéros di Villar di Acceglio negli ultimi anni figura addirittura un infermiere col camice bianco e tanto di croce rossa.
Alcune feste antiche ora si ripropongono con il rinnovato entusiasmo degli abitanti e spesso anche dei turisti; altre sono in crisi perché è venuta a mancare la gente ed i pochi abitanti rimasti fanno ogni sforzo per mantenerle vive con l'aiuto ora anche dei residenti saltuari divenuti un'importante risorsa per la montagna.
La realizzazione di quest'opera ha portato a percorrere in lungo e in largo tutte le vallate del versante italiano delle Alpi Cozie alla ricerca delle solennità che ancora presentano radici profonde: dalle feste più importanti a quelle più semplici, caratterizzate a volte unicamente dalla presenza delle donne che si recano alla messa nell'antico costume da sposa. Sono anche loro parte importante di una tradizione semplice, radicata e consolidata dalla saggezza dei secoli.
[..] |
INDICE
Introduzione
Le Associazioni Giovanili
La Danza della Spada
La Festa
Valle Stura di Demonte
I Pastori di Vinadio
L'Abbadia di Sambuco
Le Abbadie di San Magno a Festiona e Demonte
Il Reggimento degli Spiantati e il Bal del Sabre di Castelletto Stura
Valle Grana
Un carro processionale per San Magno
I Provenzali Alpini di Coumboscuro
I Pastori di Pradleves
L'Abbadia di San Magno soldato romano
Valle Maira
San Costanzo Martire tebeo
Le Abbadie di Castellar e del Preit
Le Barbòéros di Villar
Valle Varaita
San Lorenzo a Chianale
La processione della Fouassa
Le Badie carnevalesche
La Baìo di Sampeyre
Valle Po
San Chiaffredo Martire tebeo
La Madonna dei fucili
Il fuoco e San Frontone per difendersi dalla peste
Il carro di Sant'Isidoro
Espressioni carnevalesche
Valli Valdesi e alta val Chisone
I fuochi di gioia
Un incontro di pace
Il gioco della cavilholo
Il Bal da Sabre di Fenestrelle
Valli di Susa, Sangone e Cenischia
Il Carnevale di Fenils
L'Orso di Mompantero
Gli Spadonari di Giaglione e Venaus
La leggenda del Feudatario di San Giorio
La Pouento di Chiomonte in onore di San Sebastiano
Il ballo dei Branch a Meana per la festa di San Costanzo Il «gioco del ferro» tra Meana e Mattie
La processione del Giovedì Santo di Venaus
La Via Crucis di Villar Focchiardo
Sant'Eldrado a Novalesa
L'Abbadia di San Giovanni Vincenzo a Sant'Ambrogio
Conclusione
Bibliografia
Indice dei luoghi
Indice dei nomi
Indice delle ricorrenze, dei sodalizi, delle danze, dei giochi e delle usanze
|
Enrico Bertone
ANTICHE FESTE DELLE ALPI COZIE
editore SAGEP
edizione 1998
pagine 190
formato 22x28
cartonato con sovracoperta a colori
tempo medio evasione ordine ESAURITO
46.00 €
46.00 €
ISBN : 88-7058-682-0
EAN :
|
|