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| UNA FALSA ILLUSIONE |
| Quanti giovani abitanti nelle nostre campagne negli anni settanta hanno realizzato i loro sogni? Quanti figli di agricoltori, illusi dal boom della meccanizzazione, hanno smesso di studiare dopo la licenza media per dedicare la loro vita al lavoro agricolo? E quanti di loro possono dire di essere rimasti appagati? "Una falsa illusione" racconta la storia di una famiglia di Savigliano e di chi, pur senza rinnegare le proprie radici e lasciare mai il mondo agricolo, ha scelto lo studio ed una professione in città. Un affresco tenero e discreto di un mondo che è passato, tra valori importanti e scelte di vita, percorsi che hanno condizionato la vita di tanti giovani della nostra bella provincia. PREFAZIONE La mia generazione, cioè quella nata nel primo decennio del secondo dopoguerra, ha forse vissuto appieno, più di ogni altra, il cambiamento avvenuto in qualsiasi campo sociale, grazie ad una continua corsa al fine di raggiungere comunque un maggior benessere. Nell'ambiente rurale, che prenderò in esame in questo libro, le grandi inno-vazioni apportate da un costante sviluppo della meccanizzazione agricola hanno contribuito a ridurre di gran lunga le fatiche che dovevano sopportare i nostri padri per svolgere determinati lavori. È sicuramente stato il desiderio di migliorare le condizioni di vita delle nostre famiglie, accompagnato dalla libertà ed indipendenza che la vita contadina offriva, ad entusiasmare noi adolescenti, figli di agricoltori di quegli anni. Tutti quanti, in quel periodo, che era caratterizzato da un crescente sviluppo economico, abbiamo creduto ciecamente nelle nuove opportunità che si presentavano. Ma la terra è sempre stata molto avara e ha sempre ricambiato miseramente i suoi lavoratori! In questo libro voglio cercare di dar voce a tutti i miei coetanei che non sono riusciti ad uscire da quel "campo magnetico" che li aveva attratti quando erano adolescenti, forse perché non particolarmente seguiti dai genitori, che vedevano in loro una nuova unità lavorativa che contribuiva a far quadrare il bilancio familiare, o forse perché non abbastanza forti per reagire al momento giusto. Sono pochi quelli che sono riusciti a fare il salto di qualità da contadino a vero e proprio imprenditore agricolo, perché qui da noi, nel cuneese, non c'è stato sufficiente spazio per creare aziende nuove di più grandi dimensioni, che fossero competitive in un ottica di mercato non più provinciale o regionale ma addirittura europea, abbandonando la piccola gestione familiare. Inoltre, il venir meno sempre più marcato del supporto della famiglia patriarcale, che assorbiva gli anziani agricoltori di un tempo facendoli sentire sempre in qualche modo attivi ed accompagnandoli amorevolmente fino alla fine dei propri giorni è sicuramente un fenomeno che preoccupa gran parte dei neo-pensionati agricoltori dei nostri giorni. Sono proprio loro "i vinti, gli sconfitti" di questo sistema. Tanta era l'euforia di quei tempi quando si affacciavano al mondo del lavoro, quanta la delusione di questi anni in cui tanti di loro si accingono forzatamente a lasciare la campagna,sempre meno remunerativa, con delle nebulose prospettive per una serena vecchiaia. È grazie alla mia ormai anziana madre, alla quale dedico questo libro, che aveva insistito tanto per farmi riprendere gli studi interrotti in quegli anni, se ora mi posso permettere di osservare e narrare il disagio di tanti cari amici d'infanzia; ora che ho raggiunto l'età della pensione e sono ritornato, volutamente, nell'ambiente contadino. Buona lettura. |
INDICE Prefazione PARTE I PARTE II PARTE III |
 
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