PREFAZIONE
Presentare un libro di fotografie su Capanne di Marcarolo suscita in me
una sensazione contraddittoria: da un lato infatti l'occhio dell'obbiettivo
si posa implacabile su quel poco che rimane di una storia millenaria, dall'altro
invece coglie elementi di continuità con quella storia che paiono
avere il vigore e le caratteristiche per prolungarla nel tempo. Come a dire
che non si tratta di un reportage nostalgico, con tutto il carico di emozioni
che si porta dietro, ma di un'analisi spietata, come solo l'occhio della
macchina fotografica riesce a fare, dello stato delle cose, che parrebbe
disperato, se non addirittura compromesso; eppure; in questa sua disperazione
cronica, ma ormai "digerita" e rimossa, è possibile trovare
la chiave per un futuro di vita nuova secondo la tradizione.
Ma l'obbiettivo, per quanto possa essere oggettivo, non può prescindere
dall'occhio del fotografo: e qui entrano in ballo i due autori, che hanno
saputo integrare due stili di ripresa differenti, ma animati da uno stesso
istintivo amore per questi luoghi e per queste genti. Ed è come un
omaggio a Capanne che si dipana tutto il loro lavoro, nella piena consapevolezza
che le loro immagini hanno la valenza di un'analisi liberatoria più
che quella di un'operazione finemente divulgativa. Hanno dunque tracciato
un percorso che è nello stesso tempo antropologico e artistico, e
vuole essere contributo per la definizione di un'identità locale.
Senza la quale niente può ripartire, e al deserto dell'anima va presto
dietro il deserto fisico e ambientale.
Ma se è comunque difficile presentare un libro fotografico su Capanne
lo è ancora di più quando uno viene coinvolto dagli autori
a redigere i testi di corredo di un'opera come questa. Capanne è
per me un sinonimo di radici, di antenati che da questi luoghi si sono mossi
giù verso il piano. La loro storia mi si agita ancora dentro, rinvigorita
dai racconti corposi di quel narratore formidabile che era mio padre.
Parlare di canabé, di buoi montagnini, di viaggi avventurosi su antiche
carrarecce o di alberghi e di castagne stimola dentro di me l'immaginario
più profondo e mi spinge a percorrere da anni i nostri monti alla
ricerca di scampoli di testimonianze. Ma nello stesso tempo mi raforza nel
proposito di portare avanti all'interno di questo territorio un recupero
mirato di quel passato che può ancora rappresentare una buona parte
del nostro futuro.
GIANNI REPETTO
Presidente del Parco Naturale della Capanne di Marcarolo |
Il
Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo
L'area
protetta del Parco delle Capanne di Marcarolo ha un'estensione di 8.216
ettari, compresi tra i 250 e i 1.172 m s.l.m.
Il Parco è situato nell'area montuosa dell'Appennino ligure-piemontese,
collocato geologicamente nel settore orientale dell'antico "Gruppo
di Voltri" confine geologico tra Alpi e Appennini. L'area del Parco
è dominata dalla piramide massiccia del Monte Tobbio (1.092 m)
e dalla più alta vetta rappresentata dal Monte delle Figne (1.172
m).
La particolare posizione geografica ne determina un'estrema varietà
climatica: zone xerotermiche sui versanti meridionali, zone a clima continentale
su quelli settentrionali.
L'ambinete si presenta brullo e arido con vegetazione prevalentemente
erbacea ed arbustiva, con frequenti affioramenti di microtorbiere. Nel
complesso la zona appare ricca di interessanti endemismi botanici oltre
all'innumerevole variabilità di piante tipiche. Anche dal punto
di vista zoologico, il Parco annovera gran parte della pregiata e rara
fauna appenninica rendendo quest'area una delle più ricche del
Piemonte. |
Andrea Repetto-Massimo Campora
CUORE DI CABANE'
editore L'ARTISTICA
edizione 2003
pagine 132
formato 23x25
legatura cartonata con sovracoperta
tempo medio evasione ordine 2 giorni
30.00 €
14.90 €
ISBN : 88-7320-064-8
EAN :
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