Dura la vita se vuoi diventare cronista sportivo o rockstar nella Torino dei formidabili anni Settanta. Lo sanno bene i protagonisti di questa storia, Marco e Yoghi. Amici da sempre, vent'anni e tanta voglia di spaccare il mondo, i due ragazzi si giocano il futuro tra fumose redazioni di giornali e su turbolenti campi di calcio di periferia, negli incasinati studi di radio private e in cantine dove la musica spesso è solo baccano. Ma nulla è scontato... quando, a intralciare il loro cammino, ci si mettono di mezzo gli adulti, egoisti e calcolatori. Però, di rinunciare ai loro sogni Marco e Yoghi non ne vogliono sapere. Anche a costo di tentare altre strade... |
Ero ancora troppo giovane per trovarmi un vero lavoro.
Vent'anni non sono niente, se ti sei appena diplomato e se ti diverti ad ammazzare il tempo con piccole occupazioni.
Ultimamente, per esempio, mi ero messo a fare consegne per un negozio di fiori con il Ciao sgangherato di un amico. Le ruote del motorino slittavano sull'asfalto umido di pioggia, ma le generose mance dei clienti mi ripagavano dei rischi.
Nei tempi morti "tentavo" di dare ripetizioni di italiano a un dispettoso ragazzino delle medie col caschetto biondo, più interessato a gettare dal balcone mattoncini Lego sui passanti che a imparare le regole della grammatica. Ogni volta cercavo di dissuaderlo, finché un giorno la piccola peste mi ricattò:
"Se non giochi con me, dico ai miei genitori che non mi fai studiare e così ti licenziano".
Pur di non perdere il più che dignitoso compenso arrivai a un compromesso con il perfido Luca.
"Facciamo così: mezz'ora di studio e mezz'ora di lanci dal balcone, ok?".
Luca fu d'accordo, anch'io mi lasciai coinvolgere in quel passatempo poco educativo e tutto filò liscio. Meno il profitto del ragazzino, sempre più a picco come il Titanic. Così, tra consegne di piante e ripetizioni, avevo messo da parte un discreto gruzzolo per i tempi difficili. Mi accontentavo di vivere con poco. Non avevo ambizioni nè grandi aspettative. Campavo alla giornata.
Però avevo fatto i conti senza il destino, e quando un gelido sabato sera di gennaio fui convocato per il provino al settimanale Sport Piemonte, ebbi la precisa certezza che l'aria per me stesse cambiando. E che i tempi del sano cazzeggio sarebbero finiti.
L'imbeccata era arrivata da un mio compagno di classe delle superiori, tal Carmelo, un bisonte di uno e novanta per novanta chili che difendeva la porta del Lucento.
"Lo sai che a Sport Piemonte cercano giornalisti?" mi aveva detto, con l'enfasi di chi annuncia lo scoppio della guerra termonucleare, mentre scambiavamo vecchi numeri di Tex alla bancarella dei giornalini usati.
"E io cosa c'entro?".
"Non so, però ti piace da matti il calcio" rispose meccanicamente Carmelo ravanando nella cesta.
"Non credo che basti".
"Telefona, magari ti va di culo e ti pigliano".
Alzai le spalle senza nemmeno degnarlo di una risposta e pagai il giornalino.
Tre giorni dopo - il tempo necessario a far decantare la situazione e a soppesare i pro e i contro di una scelta che per me poteva essere decisiva - feci la telefonata. E per davvero tutto cambiò.
La sera del provino, in redazione mi aspettava il caposervizio Beppe Fornaresio.
"Sei in anticipo, ma va bene lo stesso" disse facendomi strada nella pancia del giornale.
Era un uomo grasso e forte, con i basettoni e il doppio mento; tirava lunghe boccate dal toscano e non sembrava essere in intimità con le saponette. |
Nico Ivaldi
CORREVAMO PIU' VELOCI DEI SOGNI
editore IL PUNTO - PIEMONTE IN BANCARELLA
edizione 2014
pagine 318
formato 11x17
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
8.00 €
4.00 €
ISBN : 978-88-6804-012-3
EAN : 9788868040123
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