EDIZIONE
ITALIANA |
Viaggiare
per contemplare. Viaggiare per portare a casa, racchiuse in tanti clic,
le icone del mondo. Unità oltre ogni varietà. Identità
oltre ogni differenza.
Dall'Asia all'Africa, dall'India all'America, l'esigenza di Nino Lorenzato
è guardare intensivamente, è scrutare i colori e le forme
dell'altrove, accompagnando le sue immagini con qualche testo d'autore.
A cominciare dal primo, quello che comprende tutti gli altri:
"Lassù puoi barattare il vortice della vita con una beatitudine
senza confini".
La mia raccolta di immagini non vuole nè spiegare, nè
imporre interpretazioni o giudizi. Per me è visione, passaggio
d'ombre, nient'altro.
G. Ceronetti
EDIZIONE
INGLESE
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To
travel, to contemplate. To return home with icons of the world immortalised
in many clicks.
Unity in spite of variety.
Identity in spite of differences.
From Asia to Africa, from India to America, Nino Lorenzato observes with
care and scrutinises the colours and forms of other places.
Quotations by certain authors accompany his images.
Beginnings with the first which embraces all the others.
"There above, you may exchange the whirl of life with boundless bliss". |
Le
cose viste sono immagini, di cui l'occhio è testimone. Ma la testimonianza
è una scelta della memoria e l'immagine è il risultato di
una contemplazione, tanto che diventa irresistibile pensare al valore allucinatorio
della fotografia perchè - come Bergson pensava del racconto - essa
ci rapisce da un mondo "altro" per trasferirci in un "altro"
mondo. Da un fotografo, non meno che da un narratore, ci aspettiamo dunque
di sentirci dire: "Ecco i frutti del mio altrove".
Per onestà di informazione Nino Lorenzato i suoi altrove li chiama
Asia, America, Africa o ulteriormente determinando: Nepal, India (Orissa,
Rajastan), Guatemala, Perù, Marocco, Libia. Ma potrebbe non indicarli
affatto e non per questo ci priverebbe di qualcosa di essenziale. Il suo
viaggio non mira né al resoconto dell'etnologo né al taccuino
del turista. Non è un caso, infatti, che ci dica qualcosa di appena
diverso da ciò che molti scrittori ci dicono senza equivoco: la sola
ragione del viaggio è il tornare per raccontarlo. Un modo di perpetuare
il passaggio? Di custodire la memoria della vista? di testimoniarne la tenuta?
Di resistere alla dispersione? Di spogliare lo sguardo da schemi e da schermi?
Di trasformare gli occhi in Occhio?
Lorenzato confessa: "Ho sempre viaggiato per poter fotografare e ho
sempre fotografato per poter viaggiare". Per lui - non meno che per
tanti altri turisti - il viaggiare ha senso al patto di finire in una fotografia.
Ma per lui - diversamente da tanti altri turisti così come da tanti
narratori - ciò che conta è registrare un movimento fissandolo
in un incanto, è raggruppare in un clic la prova di uno stupore:
come un oggetto che perda la sua funzione, come un gesto che si spogli della
sua utilità per fissarsi nella pura grazia del segno. La rilevanza
fenomenica, la documentabilità di un rito, di una maschera, di una
faccia, di un costume, non sono che dati accessori e non hanno valore antropologico
se non nel senso più aperto, dunque inadatto ad usi specifici.
L'occhio di Lorenzato è nostalgia di un ritmo universale, è
semplicemente ricerca di bellezza (il Goethe delle Affinità elettive
che ci avvisa: "la bellezza è ovunque un'ospite benvenuta"),
è un occhio che si muove nello spazio e nel tempo ma che aspira ad
uscirne. Lorenzato non va in cerca del tipico (o peggio, del pittoresco),
ma dell'Unico: di quell'armonia che sta platonicamente dietro ogni speranza.
Lorenzato è un nostalgico, perchè nell'altro vede il se stesso
perduto, nella moltiplicazione delle differenze coglie l'unità dell'Origine.
Il suo "futuro anteriore" (quello che Marc Augé dietro
le orme di Lacan fissa come "l'annuncio di una retrospettiva futura",
in altro modo parafrasabile nella formula: "Fotografo dunque sarò
stato"), più che nella compulsiva avidità della cattura
si specchia nella lentezza randagia della gioia contemplativa. I suoi viaggi
- nella diversità dei posti - mirano all'identità del posto
solo.
Baterebbe per questo l'equilibrio in cui restano incisi i (pochi) paesaggi
nella grazia dei pastelli: marezzature geometriche che spiccano dall'indistinto,
stabilità astratte che emergono dagli stadi delle tante metamorfosi
naturali. Oppure l'allegria caleidoscopica dei colori, in cui a contare
- più che la squillante intensità dei toni - è la concordanza
degli accostamenti. O ancora (fondamentale) l'euritmia pittorica che si
regge su inquadrature in cui la composizione è tutto. L'armonia che
emerge dai volti d'ocra e di creta, da barbe tortuose come stalattiti, da
capelli contorti come liane, dalle movenze d'una danza rituale, dai rossori
di un tramonto, da una sfilata d'un candido colonnato coloniale, da un gioco
di reti da pesca che stanno come garze o come nuvole. Al di là della
loro individualità, le persone, i paesi, le case, gli oggetti, sono
pure forme connesse ad una sorta di suprema e segreta armonia. [..]
GIOVANNI TESIO |
Nino Lorenzato
I COLORI DEL VIAGGIO
editore L'ARTISTICA
edizione 2001
pagine 260
formato 24x32
legatura cartonata con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine 5 giorni
52.00 €
39.90 €
ISBN : 88-7320-041-9
EAN :
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