Quella che il libro narra è un’autentica tela di Penelope, con centinaia e
centinaia di anime femminili, che ogni giorno accettano di fare e disfare pensieri, opere e parole.
Quegli impagabili anni del nuovo secolo: 1900-1920
Nella Torino del primo ‘900, giolittiana e liberty, conservatrice e progressista, si confrontano e s’intrecciano le vite, le azioni ed i pensieri di almeno tre generazioni di donne.
Le nonne, signore d’età considerate in grand’age, oracoli che hanno già visto e fatto tutto, compresa la prima nuova Italia, le donne di “di mezzo”, madri, mogli, lavoratrici, madame o madamin a seconda degli anni, della figura e della disposizione d’animo e le ragazze, le fanciulle più o meno in fiore, con una stagione brevissima e frenetica che assai presto va a chiuderle nell’angolo triste delle tote (signorine attempate, ahimé).
Si diventa tote in fretta nella Torino dell’epoca. Basta avere una fortuna troppo piccola, una salute non buona, un aspetto poco accattivante e si resta tote per sempre.
Da queste ultime, se non mancano i personali talenti, ci si può aspettare di tutto: da un quieto o acido zelo domestico e religioso ad autentiche forme di passioni sociali, artistiche e sportive; con le loro singole vite, potrebbero da sole fornire uno spaccato femminile della città di incredibile interesse.
Per chi voglia mettere un po’ d’ordine nello screziato universo femminile torinese e nel contempo non desideri chiudersi in schemi troppo rigidi, una via ricca e piena di sorprese è quella di porsi alcune domande: come comunicano queste torinesi del primo Novecento? Si conoscono fra loro? Si scambiano informazioni e intrecciano relazioni efficaci?
I mezzi ci sono, basta approfittarne. Sono mille e mille rivoli, infiniti come le parole delle lettere, le chiacchiere dei mercati e le causeries dei salotti più eleganti. A far buon peso ci pensano le languide canzoni e i romanzi, le prime riviste femminili e i vecchi, intramontabili feuilleton.
Quello che si sono dette le donne di quegli anni e quello che hanno proclamato è già tutto scritto nei testi, nelle gazzette e nelle testimonianze dell’epoca. Le fotografie sono splendide, anche le istantanee dei piccoli Kodak.
Occorre dunque a questo punto ingegnarsi a spiegare come, su tutto questo sterminato esercito di donne, si sia annuvolata addosso la frenesia dei tempi nuovi, il temporale del modernismo, il piacere di affermarsi per sé stesse e, non ultimo, il desiderio di non perdere le occasioni per ritagliarsi un pezzetto di cielo personale.
Tutto questo gaietto e operoso sciame, come scrivono i cronisti dell’epoca, pigiato suoi nuovi tram o arroccato su improbabili automobili, adagiato in vari tipi di carrozze, sfrecciante allegramente sui già comuni velocipedi, regola con la precisione di un orologio svizzero la vita sotto la Mole, la vita propria e quella dei suoi uomini, troppo affaccendati a cambiare il volto della città del passato sabaudo in quella nuova che i tempi esigono, per testimoniare alle donne l’ammirazione ed il rispetto che si stanno ampiamente meritando.
Quella che il libro narra è un’autentica tela di Penelope, con centinaia e centinaia di anime femminili, operose ciascuna a suo modo, che ogni giorno accetta di fare e disfare pensieri, opere e parole. Simula e chiede con grazia, sorride e mostra le unghie.
Una cosa bisogna ammetterla. Le conquiste delle torinesi nei primi due decenni del secolo scorso sono assai lente, senza esagerate dimostrazioni suffragiste, qui veramente nel posto sbagliato, ma talmente continue, concrete ed efficaci da entrare nel costume sociale della città e stabilire senza più ritorni all’indietro che ovunque, e a Torino in modo speciale, con la tenacia e il buon senso, si fa un discreto cammino.
In conclusione, attraverso le intrecciate e a volte straordinarie storie di piccole e grandi donne del primo Novecento, si cerca ancora una volta in più di capire e spiegare qualcosa della forza vitale che la natura dona alle donne, praticamente a tutte.
E, intendiamoci, capire le donne di Torino, città operosa e ordinata, ma criptica e straordinariamente vitale, non è cosa di tutti i giorni.
|
Una cosa bisogna ammetterla.
Le conquiste delle torinesi nei primi due decenni del secolo scorso sono assai lente, senza esagerate dimostrazioni suffragiste, qui veramente nel posto sbagliato, ma talmente continue, concrete ed efficaci da entrare nel costume sociale della città e stabilire senza più ritorni all’indietro che ovunque, e a Torino in modo speciale, con la tenacia e il buon senso, si fa un discreto cammino.
In conclusione, attraverso le intrecciate e a volte straordinarie storie di piccole e grandi donne del primo Novecento, si cerca ancora una volta in più di capire e spiegare qualcosa della forza vitale che la natura dona alle donne, praticamente a tutte.
E, intendiamoci, capire le donne di Torino, città operosa e ordinata, ma criptica e straordinariamente vitale, non è cosa di tutti i giorni.
INDICE
Presentazione
Di Giovanna Quaglia, Assessore Regione Piemonte alle Pari Opportunità
Quegli impagabili anni del nuovo secolo: 1900 - 1920
Capitolo I
quelle donne così fuori dal comune
Capitolo II
le signore del piccolo kodak
Capitolo IIII
la mania dell’occulto, il fascino del mistero
Capitolo IV
giornaliste e conferenziere
Capitolo V
cerco lavoro, nuovissimo s’intende
Capitolo VI
il lato oscuro
Capitolo VII
le sportiste
Capitolo VIII
le imprenditrici, donne piene di idee
Capitolo IX
Si va in scena
Indice dei nomi femminili
|
Rosellina Piano
LA CITTA' DELLE DONNE
editore SOLETTI EDITORE
edizione 2010
pagine 160
formato 17x24
brossura plastificata
tempo medio evasione ordine 4 giorni
20.00 €
15.00 €
ISBN : 978-88-956280-9-7
EAN : 9788895628097
|
|