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TUTTI MI CHIAMANO GRAMA
cento storie per una storia di Langa
La storia che stiamo per raccontarvi è il resoconto di un viaggio. Un anno a percorrere statali tortuose, strade di campagna, sentieri tra i boschi. A scoprire piccoli paesi prima intravisti soltanto in qualche gita della domenica in collina. A incontrare persone che hanno avuto la pazienza e la dolcezza di raccontarsi.
In questo macinare chilometri degli ultimi mesi abbiamo coperto un'area vasta e variegata. Non la Langa conosciuta dai gastronomi e dai buongustai per i tartufi bianchi e i vini pregiati. Solo in parte quella scoperta dagli amanti della letteratura grazie a Pavese e Fenoglio. Quella che vogliamo raccontare è la zona meno conosciuta di questo territorio collinare che dalla città di Alba si estende fino al confine con la Liguria, coprendo anche parte della provincia di Asti. È la Langa alta, che da Borgomale sale fino a Castino e in tutta la valle Bormida, oppure scende nella valle Belbo e nell'Uzzone. E la cresta collinare che da Dogliani conduce fino a Murazzano, Marsaglia, Ceva. Un territorio in cui la linea sinuosa e morbida del terreno diventa via via sempre più aspra. Dove i filari di viti non si adagiano più dolcemente sul dorso della collina, ma sono sistemati in alti terrazzamenti che ricordano l'entroterra ligure. Dove il paesaggio suddiviso in appezzamenti di terreno di colori diversi lascia il posto a macchie boscose. I nostri incontri con i langhetti sono avvenuti principalmente in questa parte di Piemonte, facendo a volte incursioni nel capoluogo di provincia e in cittadine di quella che normalmente viene definita bassa Langa, ma per tornare poi sempre alle colline più selvagge, meno conosciute, di una bellezza ruvida e antica.


Il nostro Sessantotto contadino

Ai primi di novembre del 1968, una disastrosa alluvione colpì il Piemonte, in particolare le montagne del Biellese, ma anche il sud della regione. Come era avvenuto vent'anni prima, nel 1948, e come si sarebbe ripetuto nel 1994, gli affluenti del Tanaro e il Tanaro stesso tracimarono, seminando morte e distruzione. Da Bra partì un pullman di giovani, impegnati da qualche tempo in un volontariato che, avendo a modello l'Abbé Pierre fondatore di Emmaus, si proponeva come alternativo alle abituali opere di carità delle organizzazioni cattoliche. Dalla macchina alquanto improvvisata e rugginosa dei soccorsi, fummo destinati alla valle Belbo.
Ci imbattemmo, i miei compagni e io, in una realtà segnata da guasti ben più antichi dell'ultima ribellione di una natura trascurata e violata. Una miseria atavica, povere colture, povere stalle e povere case dove si affacciavano, contraddittori e colonizzanti, i primi sintomi di un benessere ottenuto, al prezzo altissimo dello spopolamento e dello sradicamento, dai salari dei contadini inurbati o pendolari tra la fabbrica e i campi. Una realtà che, dalle nostre parti, pensavo confinata alle aree più impervie della montagna cuneese, alle baite abbandonate e cadenti delle mie modeste villeggiature estive in val Maira, e che invece scoprivo a poche decine di chilometri dalle floride Alba e Asti. Ma qui, in alta collina, c'era qualcosa di diverso dalla chiusura diffidente, dalla docilità rinunciataria, dalla rassegnazione disperata dell'universo montanaro: un'aria, percepibile anche in quelle tragiche circostanze, di disponibilità al confronto e al racconto, di senso dell'ospitalità, di anticonformismo, di ironia. Tempo qualche anno e – risalendo i crinali di Langa per cantar uova, organizzare soggiorni didattici e festival di musica popolare, individuare il sito giusto per il ripetitore della 'prima radio libera d'Europa', selezionare osterie e locande, documentare prodotti tipici, ricette di osterie e massaie, tecniche dell'agricoltura terrazzata, cercare sponsor per Terra Madre: per tutte insomma le molteplici attività messe in piedi nel ventennio successivo dai ventenni accorsi a spazzare via il fango del Belbo incattivito – avremmo potuto considerare le colline fra Tanaro e Bormida come pilastri della nostra nascente coscienza di ecogastronomi.
INDICE

Il Sessantotto contadino
Perché un premio?

Prologo
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XI
Capitolo XII
Epilogo

Appendici

Regolamento del premio
Albo d'Oro
Indice dei premiati
Bibliografia



Margherita Bonetto - Laura Corino

TUTTI MI CHIAMANO GRAMA

editore ARABA FENICE
edizione 2008
pagine 270
formato 17x24
brossura con alette
tempo medio evasione ordine
2 giorni

19.90 €
14.90 €

ISBN :
EAN : 9788895853185

 
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