Aldo "Cerot" Marello
Il lettore attento leggerà nel prosieguo di questa storia come il giornalista, uno dei personaggi chiave de "L'ultima intra", dichiari senza paura di essere deriso e umiliato che "a volte si scrive solo perché non si è capaci di fare altro". lo penso invece che si scrive soprattutto perché si sente il bisogno di scrivere perché si prova, molto tempo prima, il desiderio quasi morboso di raccontare e di raccontarsi per offrire, ad un immaginario interlocutore, le risposte necessarie prima ancora di averle poste, secondo i parametri di una figura retorica che la sintassi definisce come "interrogativa indiretta".
Ma per scrivere bisogna conoscere bene l'argomento e fare attenzione a non scappare dal seminato, come bene ci hanno insegnato i nostri vecchi che in fatto di prudenza e coerenza la sapevano molto più lunga di noi. E' proprio per la conoscenza dell'argomento che ho deciso di continuare la serie di "Chiamatemi Cerot parte due" senza alcuna vendetta come succede sovente nei "remake" cinematografici, dove il titolo iniziale viene stravolto per farne un uso "distorto" e più convenzionale.
"It is a same old long": sia che la ascoltiate dai "Four Tops" o da K.C. and Sunshine Band, ma nel mio caso non è affatto una ripetizione dell'edizione precedente, ma un seguito ampiamente preannunciato considerando il tempo trascorso, i cambiamenti dei rispetti umani, la stagnante realtà volgare, mistificata ed offerta a quegli sprovveduti che non intendono prendere in considerazione il concetto del continuo divenire di Eraclito, uno degli antichi padri della moderna filosofia.
E allora forza, sotto con nuovi episodi e nuove esperienze secondo un ricco menu da spalmare su una fettina di pane imburrato, dopo aver letto attentamente e scelto dalla carta dei vini, il più adatto per l'occasione. Il libro racconta di personaggi veri, attuali e di altri che hanno rispettato le regole dell'ormai trascorso tempo terreno: racconta di vittorie e di sconfitte secondo l'impostazione dei sofisticati meccanismi degli orologi svizzeri, troppo precisi e perfetti per essere messi in discussione. Ed in ultimo c'è la personale certezza che mi sfiora da qualche mese sul tempo previsto per il mio definitivo abbandono dopo oltre 40 anni di onorata milizia tamburellistica che mi ha permesso di giocare con quattro generazioni diverse.
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SALUTO ALL'AMICO ALDO "CEROT"
La Palla Tamburello è un gioco che bene si adatta al territorio collinare, alle piazze ed alle strade dei piccoli paesi del nostro Monferrato: un territorio raccontato attraverso l'entusiasmo e la passione di generazioni di giovani atleti che, una volta cresciuti, non hanno ceduto
il testimone con nostalgia, ma hanno scelto di continuare a vivere e ad impegnarsi in quest'avventura "tra l'ordinario e lo straordinario", sullo stile di San Giuseppe Marello, entrando silenziosamente a far parte del mito.
Mi piace introdurre con questo accenno epico la presentazione di un grande nome degli sferisteri monferrini e del blues locale, un uomo che, per me, è stato prima di tutto un vulcanico compagno di gioco nel Viarigi, qualche decennio fa. Oggi, invece, mi appresto volentieri a tradurre, nero su bianco, la profonda stima e l'affetto che mi legano a questo vero amico degli sferisteri, al quale ho il piacere di rivolgere le più sincere congratulazioni, anche a nome della FIPT provinciale, che ho l'onore di rappresentare, per questo nuovo ed importante lavoro editoriale che porta la sua firma.
A Cerot rendo il merito di un vivace e costante impulso rigenerativo dei miti sociali legati al nostro territorio, come il tamburello e sport similari, che ne promuovono l'identità più vera e radicata. L'interesse per le pratiche sportive "tipiche" a livello locale deriva dal significato che certe discipline possono rivestire, se analizzate in chiave aggregante, per la popolazione, oltre che di fattore culturale specifico.
In questa prospettiva pienamente "autoctona" la strepitosa carriera di Aldo Marello, leggenda del tamburello astigiano, aggiunge un tassello di prestigio ad un "curriculum" iscritto nello stile della semplicità e di una vibrante passione sportiva. Un nuovo traguardo che, nel cuore, mi riconduce a quel 1974 che lo designò per la terza volta vincitore a Viarigi del massimo alloro nazionale.
Erano quelle le continuazioni di pagine di intensa memoria e di gloria, ormai accertate, di un uomo-simbolo, una mascotte del tambass astigiano: Aldo Cerot Marello.
Emilio Basso Presidente della FIPT di Asti |
INDICE
Aldo "Cerot" Marello
Emilio Basso
Sergio Miravalle
Mauro Bellero
Carlo Cerrato
Chiamatelo Artista
Vite parallele
Chi era costui?
L'ultima impossibile battaglia
Un triste commiato
Il divertimento e lo sport
A proposito del Colonnello Thompson
Il gioco del tamburello nella comunità di Gabiano
Ultimo ritorno per la pietra della "Cavallona"
Aclista, giornalista e Parroco di campagna
Ancora oggi si dice "mai più"
Fulvio Natta
Olimpiadi Invernali Torino 2006
Perchè "Ultima Intra"
Tambass e Monferrato
Il muro nel Monferrato
Tornerà il tamburello a San Damiano?
L'avvento del "Numero Uno"
Visita di devozione ed affetto alla tomba
di Marino Marzocchi "Mara" fuoriclasse
del tamburello
Uno sportivo stregato dal "tambass"
Il tamburello giovanile in Piemonte
Finalmente Callianetto
In Vaticano con la pallapugno
Un Santo sportivo Patrono degli sportivi
Cartoline & co.
Conclusione |
Aldo Marello - Paolo Monticone
CHIAMATEMI CEROT II
editore EDITORIALE EUROPEA
edizione 2008
pagine 176
formato 17x22,5
brossura
tempo medio evasione ordine 2 giorni
18.00 €
18.00 €
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