Il diario di Carlo Chevallard rappresenta la maggior fonte di memoria sulla guerra a Torino, una memoria coeva ai fatti unica per estensione e ricchezza cui è difficile trovare un parallelo nelle scritture personali italiane del periodo, in virtù del taglio con cui attraversa la crisi italiana (1942) e percorre l'intera guerra di liberazione. L'Autore infatti assume i panni di un cronista della guerra vista, come dice nella prima pagina del diario, con gli occhi dell'uomo della strada. Un compito che si attribuisce e cui resta fedele per trentatré lunghi mesi, al termine dei quali rivela: «Ho cercato di sfuggire all'opprimente rete di menzogne che ci circondava e di costruirmi una cronaca il più possibile sincera degli avvenimenti».
E al passo del cronista si attiene giorno dopo giorno, consultando i giornali e ascoltando ogni radio per confrontare, inferire, precisare luoghi e fatti, accuratamente distinti dalle voci, essenziali quanto le notizie che riporta, con un'attenzione che si allarga all'Italia e ai vari fronti di guerra.
La scelta di questo registro conduce l'Autore a scegliere tra i fatti del giorno una pluralità di soggetti, depurati - almeno nelle intenzioni - da quanto riguarda il suo privato, che rivelano al fondo i suoi tratti identitari - uomo d'industria, antifascista, liberal conservatore e cattolico - senza che divengano mai l'elemento dominante delle sue note. A prevalere è ancora il ruolo di cronista e il suo metodo, in base al quale egli giunge a dare voce ad una città colta in pagine memorabili, suggerite dalla comune oppressione della guerra e dall'oppressione congiunta, poi, dell'occupazione nazifascista e della guerra.
Si rende disponibile per questa via un continuum narrativo che rappresenta, sotto il profilo formale, la vera ricchezza letteraria del diario e che disvela ai nostri occhi la realtà del conflitto, le emozioni e, in definitiva, il clima nel quale si produssero eventi che coinvolsero ogni aspetto della vita delle persone. Al suo interno i lettori e gli studiosi troveranno rappresentato il tempo di guerra e la sua eccezionalità, tramandata dai testimoni come separata dai giorni «normali», fin dall'espressione usata per delimitarla: «an temp ëd guera», che molti ricorderanno d'aver udito come esordio topico dei racconti familiari, che intendevano costruire memoria e ammonire, proprio come in conclusione l'Autore, affinché «tutti questi bambini innocenti non vedano, non sentano mai orrori come quelli che noi abbiamo vissuti». |
«Spesso nasceva anche, da questo sguardo lanciato al futuro, da questa prospettiva di un mondo migliore, più giusto e più libero, l'intuizione dei problemi di fondo che gli uomini, e specialmente i cittadini d'Europa, avrebbero dovuto affrontare, per liberarsi dagli errori e dal peso e dalle vergogne del passato. [..]
Da questa ansia di qualcosa di veramente nuovo scaturiva anche, nei 'volontari della libertà' (come a un certo momento vennero ufficialmente e felicemente chiamate le varie schiere partigiane), un gagliardo ottimismo, una luminosa speranza dopo tanta distruzione. Nel diario di Carlo Chevallard c'è una bella immagine che sembra simboleggiare questo eterno rinverdire della fiducia: l'improvvisa visione, in un giorno di primo autunno, di un albero di corso Vinzaglio a Torino, che, pure stroncato e sconciato com'è da una bomba, rimette, come se nulla fosse accaduto, delle foglioline novelle. [..]
Non credo che ci sia bisogno di dire altro, per capire con quale animo Carlo Chevallard salutò nel suo diario la liberazione di Torino e dell'Italia, il ritorno della pace e della libertà, e, dopo le tenebre di tante notti, rotte soltanto dai razzi che indicavano gli obiettivi agli aerei, e subito dopo dai terribili roghi accesi dalle bombe, la grande città ai piedi delle colline tornata come prima, sfolgorante di una miriade di luci festose.»
Alessandro Galante Garrone
SOMMARIO
Premessa
di Claudio Dellavalle
Presentazione
di Alessandro Galante Garrone
Introduzione
di Riccardo Marchis
All'inizio del quarto anno di guerra
1942
1943
1944
1945
Indice dei nomi
Indice dei luoghi
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a cura di Riccardo Marchis
CARLO CHEVALLARD DIARIO 1942-1945
editore BLU Edizioni
edizione 2005
pagine 608
formato 17x24
brossura con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
20.00 €
20.00 €
ISBN : 88-7904-002-2
EAN :
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