Cattiverie
d'altri tempi costituisce un prezioso dizionarietto di insulti ed epiteti
piemontesi. Pazientemente riportati alla memoria e trascritti a partire
dai ricordi di un'infanzia trascorsa in pantaloncini corti tra case a schiera,
cortili, strade di paese e piazza assolate, l'autore ci restituisce un florilegio
di metafore, paragoni e allusioni attraverso un'attenta e scorrevole descrizione.
Il libro di Danzero apre una finestra quanto mai ampia e luminosa su di
un'aspetto di quella civiltà contadina e popolare di cui il dialetto
è un costituente fondamentale.
INTRODUZIONE
Per tutta la durata dell'infanzia le nostre mamme si sono affannate a fare
si che i loro figlioli stessero lontani dalle "cattive compagnie".
Le cattive compagnie di quei tempi erano composti da elementi ritenuti demoniaci
che non andavano alla Messa, commettevano marachelle e dicevano parolacce.
Se malauguratamente, nonostante le attenzioni, qualche voce guingeva alle
ingenue orecchie dei figli portandovi uno di questi termini scostumati,
esse si adoperavano a cancellarne il ricordo con la loro materna capacità
di convincimento, ma anche con mezzi più energici.
Farne una trattazione a distanza di anni non deve essere la dimostrazione
che tutti i loro sforzi siano stati vani, ma piuttosto la scoperta che gli
epiteti tanto vituperati non erano poi così scandalosi, basta considerare
quanto oggi essi siano sulla bocca di tutti i personaggi televisivi che
ne valorizzano per lo più le forma in lingua o in romanesco. D'altro
canto l'estinzione delle cattive compagnie dedite al turpiloquio dai nostri
paesi rischia di portare "fatalmente" all'oblio decine di termini
buffi, curiosi ed anche unici.
La seconda considerazione - molto più ambiziosa - è rivolta
a ricercare tradizioni, finalità e preferenze di una società
attraverso l'analisi delle forme d'insulto, di scherno e di dileggio delle
persone del popolo.
Il secolo che sta per finire è iniziato all'insegna della modernità,
della luce e della velocità. L'elettricità, esprimendosi nei
fasti del ballo excelsior, ha significato la sconfitta dell'oscurità,
del buio e della paura o del vecchio che essa rappresentava.
La diffusione di mezzi di trasporto avvenuta agli inizi del Novecento, dapprima
con la ferrovia, poi addirittura con la capacità dell'uomo di vincere
la gravità e levarsi in volo hanno premesso l'espressione della velocità.
Ma è stata soprattutto l'auto a sconvolgere la tradizione con il
contenuto di individualità e di autonomia che esprimeva. Il senso
di libertà raggiunto con il possesso dell'auto, slegando l'uomo dai
vincoli territoriali, è stato un traguardo che non ha eguali nella
storia dell'umanità. Gradualmente questa libertà ha accentuato
la ricerca dell'individualità che prima l'auto e poi la televisione
hanno messo alla portata di tutti allontanandoli dalla comunità di
appartenenza.
La scienza e la tecnologia hanno tracciato un solco con il passato, con
la superstizione, ma anche con la tradizione. In questo ambito sono andate
via via scomparendo le forme di confronto permanente di tipo prevalentemente
fisico tra i maschi e con carattere preferibilmente verbale tra le donne.
Se indubbiamente il superamento delle forme individuali di litigiosità
ha rappresentato un fenomeno evolutivo, è forse il momento di riscoprirne
l'aspetto comico ed a volte anche un po' patetico. |
INDICE
Ringraziamenti
Presentazione
Introduzione
PARTE PRIMA
Apologia dell'epiteto
Modelli istituzionali
L'arte del dileggio
Analisi semantica
PARTE SECONDA
Piccolo dizionario
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Claudio Danzero
CATTIVERIE D'ALTRI TEMPI
editore GS EDITRICE
edizione 1999
pagine 126
formato 13,5x21
brossura
tempo medio evasione ordine 6 giorni
12.00 €
10.00 €
ISBN : 88-87374-34-1
EAN :
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