Questo «Castello di Rouvres » è, nell'ordine di sequenza cronologica, il secondo anello della collana di romanzi storici di Luigi Gramegna, illustrando avvenimenti svoltisi nel 1476: si inserisce, cioè, in una trilogia organica aperta da «La Strega di Novara » (1462-63) e conclusa da «La Sibilla del Re » (1494-95).
Un trentennio appena di storia, spazio di tempo estremamente breve, eppure di enorme importanza per le sorti delle terre che oggi — dopo tante vicende, di cui le prime, cruciali, sono in parte qui narrate, in felice intreccio con una trama romanzesca — formano Paesi ben definiti, liberi, democratici, in rapporti amichevoli tra di loro: Italia, Francia, Svizzera, Austria, Germania.
Ben diverse erano le condizioni create allora ai disgraziati popoli soggetti, dalle inesauribili rivalità e gelosie di Sovrani e di Principi, dall'urto dei disegni d'espansione dei più ambiziosi od avidi, scatenati tra loro, e contro la resistenza rissosa o sottilmente sabotatrice dei feudatari vassalli e signorotti d'ogni importanza, isolati od eterogeneamente coalizzati nello sforzo di sopravvivere.
Gli storici possono sintetizzare le vicende del drammatico periodo in poche linee: «La Duchessa Jolanda che dopo la morte di Amedeo IX, avvenuta nel 1472 a Vercelli, governò come reggente in nome del figlio Filiberto — ritenne [quando, alla morte di Francesco Sforza, la fortissima Francia di Luigi XI poteva imporre la propria volontà sia ai Sabaudi sia agli Sforzeschi e, con il pretesto della pacificazione, aizzava questi e quelli, invadeva terre, imponeva trattati onerosi ed umilianti; rendendo inani gli episodi di valore dei soldati piemontesi, che fecero resistenza prima a Vercelli nel '67 e poi a San Germano nel '76] che il miglior partito fosse quello di non legarsi con nessuno ma di avere buone relazioni con tutti, Milano o Venezia, Francia o Borgogna; era un bell'ideale ma irrealizzabile in mezzo alla violenza dei contrasti in atto, ed allora Jolanda per sfuggire alle pretese del fratello re di Francia si orientò verso i suoi nemici. Si giunse ad episodi romanzeschi: cattura della reggente, salvataggio in extremis di Filiberto.... ». (P. Brezzi. Barbari, Feudatari, Comuni e Signorie fino alla metà del sec. XVI - nella bella Storia del Piemonte, Torino, Casanova, 1961, due vol. in-4°).
Per facilitare la comprensione del senso degli avvenimenti cui assistiamo leggendo « Il Castello di Rouvres », senza dover ricorrere alla consultazione di opere storiche sul periodo, abbiamo creduto opportuno far seguire al testo del romanzo alcune note illustrative: della figura dei personaggi che vi agiscono, del carattere saliente di alcuni episodi reali ed anche dei luoghi che ne sono stati l'ambiente
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INDICE
CAPITOLO I
Nel quale due innamorati si giurano amore eterno
CAPITOLO II
Chi fosse il miglior amico del Duca di Borgogna
CAPITOLO III
Perchè il cavaliere non avesse potuto consegnare la lettera alla Duchessa
CAPITOLO IV
Come Claudio ed il povero Baldassar vestissero la tonaca
CAPIT0L0 V
Da chi si confessasse Iolanda di Francia
CAPITOLO VI
Quali frutti pendessero dai carrubi del castello di Lione
CAPITOLO VII
Le pene e gli imbarazzi del povero Baldassar
CAPITOLO VIII
La politica di Luigi XI Re di Francia
CAPITOLO IX
Padre Giovanni Perrin benedice il povero Baldassar
CAPITOLO X
Perchè Claudio non potesse ancora consegnare la lettera alla Duchessa
CAPITOLO XI
La ballata del Temerario
CAPITOLO XII
Come Claudio meditasse di carcerare il carceriere
CAPITOLO XIII
II viaggio trionfale di madama Iolanda
CAPITOLO XIV
In qual modo Bianca e Claudio mantenessero il giuramento
Protagonisti e note storiche
Note topografiche
Note iconografìche
Note bibliografiche |
Luigi Gramegna
IL CASTELLO DI ROUVRES
editore VIGLONGO
edizione 1964
pagine 206
formato 15x22
brossura con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine a richiesta
11.00 €
9.90 €
ISBN :
EAN :
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