Cars&Stars, sorprendente volume riccamente illustrato, getta uno sguardo lieve e divertito sulla vita di grandi celebrità dagli anni '50 del Novecento ad oggi e sul loro stretto legame con le loro automobili. Immagini affascinanti e curiose, fotogrammi di indimenticabili film e memorabili scatti di paparazzi ci guidano in un fantastico viaggio attraverso il tempo, in compagnia di grandi miti della musica, del cinema, dello sport e della moda, da Marylin Monroe ai Rolling Stones, da James Dean e Pelé a Brad Pitt e David Beckham. Un modo insolito per scoprire l'essenza segreta del glamour e per comprendere il ruolo che un'auto può assumere nel trasformare un personaggio famoso in un vero e proprio Idolo.
INTRODUZIONE
E' innanzitutto una questione di passione. Per le star ovviamente, ma anche, e per alcuni soprattutto, per le automobili. Sfogliando "Cars&Stars" l'occhio si sofferma volentieri su dettagli e linee inconfondibili, tanto quanto sui sorrisi e le pose dei divi. Una gara senza vincitori, visto che la dimensione del sogno restituita dalle immagini risulta amplificata, dilatata nel tempo e persa nello spazio. Sono intrise di passione le immagini di questo libro, e solo con passione se ne può godere appieno la scelta e guardare col giusto sorriso questa summa di volti noti e di splendide carrozzerie, di sguardi ammiccanti e trionfi di pelle Connolly, di atteggiamenti fieri e dettagli cromati. E sono proprio loro, le auto, silenti accompagnatrici di celebrità, a raccontare storie che fanno sognare. Non è quindi esagerato dire che questo libro racconta le storie d'amore, una per pagina, una per foto. Il legame fra un'automobile e il suo proprietario nasce spesso da una scelta o da un gesto d'amore con il quale l'Uomo crea una relazione irrazionale ed emozionale con un simbolo di piacere, un oggetto che apparterrà alla sua sfera intima. Questo coup de foudre ovviamente non nasce con tutte, certo è più frequente con le vetture nate entro la metà degli anni Novanta: fino ad allora, infatti, le automobili erano oggettivamente più belle, di fatto più riconoscibili, sicuramente più affascinanti. Non è indulgenza verso il retrò ma evidenza. Qui, il loro valore estetico va oltre le questioni di gusto e di periodi storici, e diventa un dato oggettivo. Quel che mi pare più interessante è indagare da dove nasca l'evidente fascino di certe auto quale sia la chiave di lettura del divario che segna, da un punto di vista estetico, un netto prima-e-dopo. Tipologie economiche, certo, ma in primis un fatto: fino agli anni Novanta, dietro la creatività (non solo) automobilistica c'è stata la mano felice e libera di un uomo. Di sicuro non quella ben più vincolata e rigida di un computer, molto usata invece oggi. Che si tratti del team che diede vita all'intelligente Cinquecento nei Cinquanta euforici della Fiat diretta da Vittorio Valletta, o di quel Pininfarina che nel 1957 disegnò la Ferrari 250 Scaglietti, oppure dei creativi del carrozziere Mulliner, che si possono solo immaginare elegantissimi, visto che hanno immaginato e costruito le più belle Rolls-Royce Phantom IV del dopoguerra, in fondo poco importa: il progettista (o designer, come lo si chiama oggi) era il vero protagonista. E disegnava secondo schemi tanto funzionali quanto creativamente liberi. Basti pensare che la Citroén Traction-Avant, in produzione dal 1934 al 1956 e considerata tecnicamente una pietra miliare grazie al telaio monoscocca e alle sospensioni con barra di torsione, fu disegnata da uno scultore italiano prestato all'industria francese. Quel genio assoluto di Flaminio Bertoni, che non solo, per primo al mondo, la presentò con una maquette tridimensionale, ma dalla cui matita hanno visto la luce anche altre due Citroèn che hanno fatto storia: la 2CV nel 1948 e la DS nel 1955. Erano i tempi in cui non si acquistava una vettura ma una Seicento o una Mercedes. E non si diceva "prendo l'auto" ma "prendo la Mini" o "la Giulia" o "la BMW", per sottolineare, inconsciamente, l'appartenenza: o forse, più semplicemente, per chiamare le cose col loro nome. Erano i tempi in cui spostarsi era "fare un viaggio", il partire presupponeva spesso un'avventura. E :automobile era alcova, simbolo, comunque un mezzo multiuso, come per Vittorio De Sica che utilizzava la sua Mercedes 300 berlina come "pensatoio": agli amici raccontava che quando aveva una buona idea per un film, accostava, scriveva un appunto e poi ripartiva per i suoi solitari vagabondaggi creativi. Guidare era un gesto tanto affascinante quanto catartico, era una prova, un misurarsi con un oggetto quasi vivo, del quale si conosceva ogni rumore, ogni reazione. L'attenzione alla strada era la stessa che si riservava al cruscotto, vigili a che le spie non rivelassero sorprese. La differenza con oggi? Il gentlemen driving, conditio sine qua non di stile. Guanti e foulard, occhiali da sole e finestrini aperti. Una cabriolet era l'apoteosi. Il binomio star-cabriolet era vincente, un punto di arrivo. Ma l'automobile era soprattutto un oggetto del quale essere orgogliosi. Orgoglio che si legge nello sguardo di Marcello Mastroianni appoggiato alla sua Mercedes in una via romana che parla di quotidiana Dolce Vita; o in quello fiero di Franz Beckenbauer in versione "tempo libero" davanti alla sua BMW; e che si ritrova evidente anche nei sorrisi beati di Andy Gibb appollaiato sul cofano della sua Silver Shadow in una via della periferia britannica e quello di Pele davanti alla sua Mercedes, che fanno il paio con quello, ben più ironico, di Peter Sellers alla guida della sua Ferrari. Intensità emozionale, si diceva. Ma anche desiderio di confronto, di sfida. In modo virile e appassionato, magari, come il Paul Newman alla guida di una coupé da corsa con la quale si immagina abbia appena vinto una gara; o come lo Steve McQueen che sale sulla sua Jaguar o il James Dean concentrato in quella sua Porsche che gli doveva essere fatale. E che dire invece di Anita Ekberg, e della sua posa che da sola configura l'immaginario della Roma felliniana? Qui la sfida è fra sensualità di lei e l'eleganza della sua Mercedes anche se, a giudicare dagli attoniti passanti. la vincitrice è senza dubbio "ghiaccio bollente", l'eroina di Fellini. Seduzioni da star. Fama e automobili. Un binomio esplosivo, simbolico, che consegna alla storia concetti di Eleganza e Stile, così come di Personalità e Sogno. E che oggi troppo spesso si stempera in limousine dai vetri scuri o in colossali Suv che più che piacere incutono timore. Le star, oggi, preferiscono non essere viste e quindi raramente si concedono una cabriolet. Riservandosi il piacere per momenti privatissimi, quasi fosse qualcosa di totalmente intimo, segreto. Nel quotidiano, per loro vale solo l'anonimo cocoon di un'auto-alcova dove sono certi di non essere disturbati. Non è sempre così, per fortuna, anche perché ci sono vetture-simbolo scelte e guidate normalmente da nomi dello showbiz. Basti pensare al generale revival delle coupé che certo non necessitano di autista. O all'Alfa Romeo 8C Competizione, alle Lamborghini o alle Maserati GranTurismo come anche alle nuove Mini e alle Cinquecento, tutte vetture che si sanno scelte da divi. E sono vetture riconoscibili, quasi retrò, ma che, aggiornando canoni estetici di un passato nobile, si preparano a entrare nella storia dell'automobile. E che, sono certo, hanno trovato posto anche nei garage più prestigiosi, ovvero quelli dei collezionisti, affiancate da preziosi esemplari di ieri, dei quali sono evoluzione. Già, i collezionisti, forse la categoria che più di ogni altra riassume l'identità del rapporto uomo-automobile: e basta l'immagine di un soddisfatto Elton John davanti ai suoi gioielli per confermare che, in fondo, it is just a matter of passion.
Carlo Ducci
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INDEX
INTRODUCTION
1950
1960
1970
1980
1990
2000
THUMBNAILS
CREDITS
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CARS & STARS
editore GRIBAUDO
edizione 2009
pagine 206
formato 26x33
cartonato con sovracoperta a colori
tempo medio evasione ordine 5 giorni
49.00 €
38.90 €
ISBN : 978-88-7906-723-2
EAN : 9788879067232
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