L'ultimo sovrano del ramo principale di Casa Savoia (1765-1831)
"Sovrano mai amato e ben presto
neppure temuto, ma considerato con distacco e con qualche nota di sorniona ironia per quella sua testarda difesa della sfera privata, Carlo Felice non fu un ignavo, né privo di meriti", così Michele Ruggiero delinea l'ultimo principe in linea diretta di Casa Savoia.
Del secondo sovrano della Restaurazione sabauda esiste una sola biografia, elogiativa e di parte, che risale ad oltre settant'anni addietro, e pochi limitati studi: nel colmare una lacuna, questo "Carlo Felice" offre un'ampia ricostruzione tanto delle vicende di Casa Savoia, attraverso tre sovrani, quanto di quelle del Piemonte negli anni della Rivoluzione francese, dell'impero napoleonico e della Restaurazione. Nel solco di una viva storia subalpina, con un'esposizione scorrevole e di agile lettura, l'autore offre il ritratto di un sovrano aspro e scontroso e ne ricostruisce gli aspetti più sorprendenti, sia nella vita intima che in quella pubblica di un regno decennale.
Non si tratta peraltro di una storia dinastica, bensì, partendo da un'"ottica dal basso", il libro presenta anche aspetti del vivere quotidiano, problemi economici, sociali, e culturali di Torino, una capitale ritrovata.
LA NOTTE DI CHERASCO
"All'inizio del mio regno tutto era un mistero per me. Non sapevo né cosa scrivere né cosa rispondere. Allora facevo il segno della croce e mi raccomandavo alla Santissima Trinità e Dio ha voluto che le mie decisioni non fossero indegne di un principe cristiano". Sarebbe stata necessaria, più che un abbandono fiducioso nella Provvidenza, una maggiore preparazione al governo per il bene di quei sudditi che il destino gli aveva affidato.
Non fu mai sicuro del proprio regno, non credeva nelle proprie capacità, fu abbastanza critico e severo verso se stesso da comprendere che erano impacciate, ebbe la coscienza di essere circondato da consiglieri e ministri di modeste capacità su cui, del resto, era scettico. Non aveva avuto alcuna preparazione per divenire re, non aveva mai preso decisioni, le aveva soltanto eseguite perché era un attento e pedante esecutore, ligio al dovere, che sentiva come una missione. Ebbe un concetto feudale della dignità e del ruolo di re: la monarchia è una fede che trae forza dalla continuità. Metternich scrisse di lui, esagerando: "È un principe degno di ogni elogio, ha dimostrato tutto ciò che possono una forte volontà e un grande senno". Non è un elogio.
Uomo imponente, tozzo e pesante, dal collo corto, rossiccio di capelli, un viso da uccello selvatico e dall'espressione diffidente, odiava quelli - furono molti - che venivano a infastidirlo. Si trovò re dopo l'abdicazione del fratello Vittorio Emanuele: contava cinquantasei anni, non era un'età giovanile, lo divenne in ore drammatiche, tra il rischio di una guerra civile e l'eredità di una monarchia in crisi - due abdicazioni nel volgere di alcuni anni erano un pesante fardello -, ma ebbe il merito di salvare l'istituto monarchico.
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INDICE
LA NOTTE DI CHERASCO
L'ISOLA DEL RITORNO
LA CAPITALE RITROVATA
INQUIETANTI ASSENZE
LA VIA DEL RIFUGIO
QUELLI DELLA VOLTA ROSSA
NEL NOME DEI SAVOIA
L'ULTIMO GIORNO AD ALTACOMBA
LE DATE
TAVOLA GENEALOGICA
BIBLIOGRAFIA
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Michele Ruggiero
CARLO FELICE RE DI SARDEGNA
editore ALZANI
edizione 2004
pagine 320
formato 17x24
brossura
tempo medio evasione ordine 3 giorni
18.00 €
9.90 €
ISBN : 88-8170-231-2
EAN :
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