PREMESSA
C'è in Carlo Emilio Gadda, preponderante, esplosiva, un'innata curiosità,
che si trasforma in «impulso a descrivere» e, insieme, «il bisogno di ordine
che ha reso così poco felice la mia vita». Il disordine è
in ultima analisi il Male, l'«orrore dei sistemi subordinati» che vittoriosamente
si oppone al «sistema alto e dolce della vita»: «E c'era per lui il problema
del male...».
Tutto passa al vaglio della «spietata cernita» del «grande inquisitore»
che smaschera le piccole e le grandi menzogne che gli uomini crescono per
illudersi. Sono fatti salvi certi scorci paesaggistici, certe personone,
certi momenti eroici o di pietà che rimandano ad «una ragione profonda,
antica», ad una dimora della vita, che ora si recupera in una profonda nostalgia,
in quella «correttezza così umana ed inutile, un po' triste» che
«era un modo non d'oggi, che veniva di lontano».
I lampi della fotografia - «la rapidità diaframmante d'uno scatto
di Leika» - ci riportano questa immagine di lui.
Quel volto «un po' triste» che perennemente chiede di scusarlo, ed è
in cerca di perdono, come un bambino che si è allontanato dalla madre
per un capriccio: «Un lieve prognatismo facciale, quasi un desiderio di
bimbo che si fosse poi tramutato nel viso di una malinconica bestia... In
qualche momento, qualche tratto del volto riusciva addirittura bamboccesco».
Non voleva che la sua «facciazza», grossa e simpatica, apparisse sulle copertine
e tanto meno sui rotocalchi. La gloria, prima desiderata, diventa un fastidio,
con i suoi riti mondani.
Il «grande inquisitore» è però anche il più grande
umorista della lettura italiana e quel volto sa aprirsi a grosse risate.
Abbiamo dedicato un capitolo ai ritratti scherzosi di amici e nemici confezionati
da Gadda in special modo nelle Lettere e interpellato, a testimoniare, tre
grandi suoi amici. Il primo, Goffredo Parise, ci ha lasciato esilaranti
racconti di cui riportiamo qualche stralcio.
Poi Piero Bigongiari e Pietro Citati, a cui va il più cordiale ringraziamento.
La testimonianza di Bigongiari su un'estate di Gadda a Forte dei Marmi è
contenuta nel primo numero di «Paradigma», 1977, ed è stata gentilmente
«offerta» per questo libro, quella di citati è stata resa direttamente
a chi scrive in un pomeriggio di maggio che ricordo con grande commozione.
Il volto di Gadda era lì. mi sembrava di vederlo, nobile, gentile,
in procinto di piangere o di esplodere in una incontenibile risata. |
Non
mi è dato affermare. La limpidità
naturale dell'affermazione più nostra, più vera, è
devertita ed imbrattata sul nascere. Una mano ignota, come di ferro, si
sovrappone alla nostra mano bambina, regge senza averne delega il calamo:
lo conduce ad astinentilettere e pagine, e quasi alle menzogne salvatrici.
Carlo Emilio Gadda, Come lavoro
Nella campagna una ragione profonda, antica. L'ordine geomentrico e la dirittura
delle opere, il popolo stupefatto dei pioppi, la specchiante adacquatura
delle risaie.
Carlo Emilio Gadda, Terra Lombarda
|
Fabio Pierangeli
CARLO EMILIO GADDA
editore GRIBAUDO
edizione 1995
pagine 224
formato 19x27
cartonato con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine ESAURITO
14.95 €
14.95 €
ISBN :
EAN :
|
|