Nel canzoniere fascista ci furono tutti e un po' di tutto: camicie nere e balilla, manganellatori e manganellati, eroi e martiri, quarte sponde e colli fatali, posti al sole e mari nostri, soldati e studenti, madri e sorelle, contadini e legionari, sommergibili e carri armati e quant'altro; gli autori, da Blanc a Ruccione, offrirono agli italiani una grande messe di canti. Questi ultimi illustrarono le prodezze dei "marcíatori" della prima ora, la gloria del riconquistato "impero" e la necessità e la bellezza della "battaglia". In ogni caso, per il regime, il vero canto fascista non fu quello imperniato sul torbido dopoguerra, bensì quello teso a mostrare al mondo il "nuovo" cittadino italico e l'intima unione della grandezza dell'antica Roma con il fascismo rinnovato e rinnovatore.
PREMESSA
Gli italiani, si sa, sono maestri nel bel canto e nell'arte di esporre in musica ed in forma avvincente la narrazione degli avvenimenti. Con questo lavoro ho inteso offiíre una prospettiva della storia d'Italia sotto il particolare angolo visuale dei canti che ebbero peso notevole nella formazione del sentimento nazionale durante gli anni della dittatura. Non è stato certo agevole affiontare l'argomento, dopo le mani polazioni, le rivisitazioni, le "revisioni" e le esaltazioni che da qualche tempo il fascismo è venuto subendo; ho cercato di individuare le "figure dominanti" (retoriche e reali), sulle quali confluirono le sollecitazioni del regime. .Veanche è stato agevole tentare una conciliazione tra l'aspirazione ad una concreta fedeltà storica e gli "allenamenti" della critica letteraria e musicale; ho cercato, in ogni modo, di evidenziare contraddizioni, luoghi comuni, condizionamenti, sovrapposizioni degli archetipi, ambizioni evocative, ma anche cadenze liriche, momenti realistici e, laddove presenti, artistici: la difficoltà reale è stata l'ascolto dei canti e dei racconti di alcuni anziani reduci, in cui le vicende ed i personaggi hanno spesso corso il rischio di diventare sfuggenti ed approssimativi.
Ho seguito un duplice filone: descrittivo l'uno, che ha teso a rappresentare l'aspetto etico-politico fascista, scevro, però - per quanto possibile - da ogni intento facilmente denigratorio; analitico l'altro, che ha percorso invece le evoluzioni canore, poetiche e letterarie del regime, per scovare una realtà sociale, così lontana da quella odierna. Laddove mi sono annoiato, stupito o interessato, mi sono permesso il lusso del giudizio, anche se con voluta sommarietà. Nell'analisi, senza un ordine particolare, sono andato dietro ad interessi del momento e personali. Si tenga, poi, sempre presente l'avvertimento di Ferruccio Parri: «Vale, per tutti i canti di guerra tifettivamente cantati, la considerazione, ovvia, ma essenziale, che il ritmo, il tono, la cantilena sono l'elemento primo di giudizio. Che cosa resta di un canto alpino non udito da un coro vigoroso?» e quanto scrisse Gramsci: «Ciò che contraddistingue il canto popolare, nel quadro di una nazione e della sua cultura, non è il fatto artistico, né l'origine storica, ma il suo modo di concepire il mondo e la vita in contrasto con la società ufficiale».
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INDICE
Premessa
Nota bibliografica (Canti del fascismo)
Bibliografia musicale (Canti del fascismo)
I canti del fascismo
Testi dei canti del fascismo
Indice dei titoli dei canti |
Giacomo De Marzi
I CANTI DEL FASCISMO
editore FRILLI EDITORI
edizione 2004
pagine 446
formato 14x21
cartonato con sovracoperta a colori
tempo medio evasione ordine 2 giorni
24.00 €
20.40 €
ISBN : 88-7563-046-1
EAN : 9788875630461
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