Filastrocche, cantilene, non-sense, fiabe, ninne nanne fanno parte del patrimonio del folklore più puro e riportano alle fondamenta della comunicazione orale della tradizione più remota. A chi sappia guardare dentro la vita e le tradizioni della nostra gente, si rivela chiaro come il popolo piemontese abbia saputo creare una sua propria, completa, originale pedagogia che assomma l'esperienza di intere generazioni. Dalle storielle più elementari, dagli scioglilingua ad altre forme di gioco verbale per aguzzare l'ingegno, sino alle raffinatezze delle storie surreali per stimolare la fantasia, è tutto un complesso di regole, di forme, di trovate con cui il popolo allietava e educava i suoi bimbi. Il Piemonte dispone di un repertorio considerevole e vario che testimonia delle tecniche educative impiegate nel mondo contadino per avviare il processo di acculturazione delle nuove generazioni.
Nei canti che accompagnavano i passatempi della prima infanzia si possono identificare e sottolineare alcune delle caratteristiche più vistose: quelle didascaliche che avevano lo scopo di fornire nozioni; quelle di carattere rituale, che dovevano favorire la socializzazione; quelle fantastiche e qualche volta strane della fiaba, che servivano a sviluppare la fantasia e la creatività; la ripetitività e l'enumerazione per trasmettere nozioni elementari di aritmetica; l'elemento religioso sotto forma di giaculatorie che dovevano tramandare simboli e conoscenze relativi al catechismo; l'elemento burlesco o giocoso per nutrire i giochi verbali conviviali o coreutici.
Oltre alla parola pura e semplice, anche il linguaggio del corpo (o comunicazione non verbale) aveva un ruolo essenziale nell'apprendimento del comportamento sociale: segni, gesti, movimenti del corpo, posture, espressioni del viso, direzione dello sguardo, contatto di corpi, tono di voce, stati emotivi, atteggiamenti, rituali. Tutte cose che non possiamo riprodurre ne sulla carta ne in un disco, ma che è importante che non siano dimenticate.
Le consuetudini cittadine moderne, con l'istruzione di massa istituzionalizzata, hanno in gran parte disperso questo patrimonio culturale, ma nessuno di noi può negare il suo valore nel campo dell'etnomusicologia e della demologia. Infatti, queste semplici favole, storielle o filastrocche costituiscono un elemento di particolare rilievo in quanto mantengono intatti elementi strutturali assai antichi e testimoniano degli stadi più arcaici dell'espressività della lingua piemontese. Un fatto troppo significativo nella storia delle nostre tradizioni perché non se ne tentasse i recupero. E questo disco, dedicato ai bambini, vuole essere appunto una testimonianza del mondo favolistico piemontese, cosi ricco di idee e di musicalità. Un'opera dedicata all'infanzia ma che interesserà sicuramente anche i grandi; costoro ritroveranno in queste canzonette e filastrocche elementari un frammento di quel mondo infantile che riposa nelle pieghe più nascoste del nostro subconscio.
|
La stòria a l'è bela (Recitativo)
La ran-a e 'l babi
Un, doi, tre
El gri e la furmìa
Ij di dla sman-a (Recitativo)
La pigra (Mia mama a veul ch'i fila)
Batista
Orassion èd la neuit (Recitativo)
La litanìa
Stòria dèl vin (Canson Vinòira)
La montagna 'd Carcatèppe (Recitativo)
La sòma veja
La brandolin-a
Sghiribiss (Recitativo)
Le tre comare
El poj e la pùles
Tiro 'l ciochin (Recitativo)
La canson busiarda
L'omnetin
Fèrvaje popolar (Recitativo)
La crava
Tre ch'a pèsco (Recitativo)
Girometa
Martin e Mariana
Martin pòlca |
Roberto Balocco
LA ST?RIA L'? BELA?
editore LIBRERIA PIEMONTESE
edizione 1999
pagine 0
formato 14x12,5
CD
tempo medio evasione ordine ESAURITO
16.00 €
16.00 €
ISBN :
EAN :
|
|