PRAFAZIONE
Questo libro di Giuseppe Corcelli e Valerio Morello nasce da un'idea forte, persino provocatoria. La tesi che la tossicodipendenza possa essere assimilabile a un lager, poiché «imprigiona e distrugge l'individuo in modo non molto dissimile dai famigerati campi di sterminio dell'epoca nazista» può suscitare qualche dubbio. Proprio come l'immagine di copertina, che riproduce appunto il cancello del lager, sormontato non dalla scritta cinica e beffarda, Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) che la sanguinosa storia del novecento ha consegnato alla memoria collettiva, ma da un'altra che recita: Testimoniare la rinascita. Come a dire che dal dolore e dalla sofferenza si può non solo fuggire ma addirittura ripartire.
L'accostamento risulta però meno arbitrario di quel che sembra. Come spesso accade, questo libro prende infatti le mosse da un altro: Achtung. Dachau! Il dolore della memoria, curato dallo stesso Morello assieme a Giuseppe Berruto, i cui ricordi e la terribile esperienza della deportazione sono contenuti nel testo. Non solo: il volume che avete tra le mani nasce in un luogo, la comunità Gineprodue nella provincia torinese, dove Giuseppe Corcelli, dopo aver terminato il suo percorso, svolge attività di volontariato, nonché di testimonianza utile alla prevenzione delle dipendenze.
Il libro su Dachau è stata la base della preparazione all'esame di licenza media che Giuseppe ha svolto con Roberto, amico conosciuto in comunità, preparazione a cui è stato accompagnato da Valerio e a cui avrebbe dovuto partecipare lo stesso Beppe Berruto se nel frattempo, purtroppo, non ci avesse lasciato.
Ecco così che diventa per noi lettori agevole comprendere l'origine dell'immagine di copertina e di quell'analogia tra la situazione di prigionia in un luogo estremo come il lager e la condizione di tossicodipendenza.
Le pagine che seguono riferiscono di quel lavoro, della riflessione nata tra Valerio Morello (che ne è il sapiente e discreto regista) Giuseppe e Roberto (le voci narranti) e Beppe Berruto, presente nella memoria e negli affetti. Una riflessione sulle droghe, sui vissuti di dipendenza e di sofferenza, di fatica e di riscatto. Ma anche un'analisi delle sostanze, della loro classificazione, effetti e gradi di pericolosità. Con valutazioni sulle quali si può dissentire, ma a cui va riconosciuta la passione di chi vuole metter al servizio la sua esperienza per far conoscere un fenomeno dal grande impatto umano e sociale.
La lunga esperienza col Gruppo Abele - a partire da quel primo centro droga aperto a Torino nel 1973 e dalla successiva lotta per cambiare una legge che all'epoca prevedeva per le persone tossicodipendenti la galera o l'ospedale psichiatrico - mi ha insegnato che sempre, quando pare di aver capito, la realtà ci porta a rimettere in discussione ciò ritenevamo come acquisito. Con la pazienza e l'umiltà che vengono dal misurarsi con problemi sociali nei quali dobbiamo sempre riconoscere i volti delle persone e la diversità dei loro cammini esistenziali. Così come differenti sono le droghe. Parlame al singolare non è mai utile. Dire "tutte le droghe sono uguali ed ugualmente pericolose", può nascere dalla buona intenzione di sottolineare rischi e guasti sempre presenti, ma può anche spingere l'uso di droga in zone di marginalità dove è più difficile incontrare le persone, intercettare le sofferenze, distinguere tra consumo e dipendenza, costruire risposte tanto più efficaci quanto meglio sono capaci di differenziare e personalizzare.
Le comunità sono una di queste risposte, non la sola. Un tassello che può rivelarsi importante e a volte determinante in un cammino che è faticoso proprio per la capacità delle droghe di condizionare la nostra libertà fino a renderci complici del nostro stesso male.
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INDICE
Prefazione
Introduzione
Premessa
I falsi profeti
Una medicina sbagliata
Un meraviglioso sogno di morte
Qualcosa in comune
Una doverosa presentazione
Storia di vita di Roberto
Storia di vita di Giuseppe
Una differenza sostanziale
Fame e carenza
Virus e medicine
La morte per droga in percentuale
Lo spaccio clandestino
La violenza
Vittime e colpevoli
Un altro tipo di violenza
IL DOPO - LAGER
Il lavoro rende liberi
Il desiderio di ritrovare sé stessi
Una strana sostanza... legalizzata dallo Stato
Il "Centro crisi"
La comunità terapeutica
Impegno artistico, sport e lavoro
La scuola
Il tempo passa..
Conclusione di Roberto
Conclusione di Giuseppe
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Giuseppe Corcelli - Valerio Morello
C'E' UN CANCELLO ALLE MIE SPALLE
editore PRESADIRETTA
edizione 2010
pagine 176
formato 14x21
brossura
tempo medio evasione ordine ESAURITO
10.00 €
10.00 €
ISBN :
EAN : 9783300000024
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