La Convenzione con cui la Francia di Napoleone III impose il trasferimento della capitale d'Italia da Torino a Firenze, fu uno dei fatti più rilevanti della storia europea dell'Ottocento, con conseguenze di enorme impatto a breve, medio e lungo termine sui futuri assetti del Piemonte, dell'Italia e dello Stato della Chiesa.
Come molti compresero con chiarezza, mentre Cavour e Vittorio Emanuele II avevano indicato quale unica capitale accettabile, in alternativa a Torino, la Città Eterna — col sotteso intento, di non lasciare mai realmente il capoluogo subalpino e, quindi, di non creare lesioni a potere temporale del Papa — il passaggio a Firenze non costituiva, invece, altro che una tappa di avvicinamento verso Roma. Vale a dire esattamente il contrario di quanto più d'uno, a Torino, paventava.
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Negli intenti surrettiziamente enunciati o lasciati intendere dai contraenti, la nuova capitale avrebbe dovuto essere quella definitiva, ma ben pochi attraverso l'Europa, soprattutto in seno alla cattolicità (e con particolare passione, ovviamente in Francia e in Italia) ci credevano. Esponente di primo piano di quella che gli scrittori cattolici più intransigenti consideravano — lucidamente — una rivoluzione in costante ed aggressivo divenire, Napoleone III, ottenendo il trasferimento a Firenze, predisponeva in realtà le cose, consciamente o no, fraudolentemente o no, affinché potesse essere ben presto data la spallata finale alle mura di Roma e al potere papale.
Superfluo dire che la "rivoluzione" vedeva in un simile risultato un traguardo di straordinaria rilevanza, da secoli perseguito. Vittorio Emanuele di fronte alla forza delle sette che lo circondavano, non avrebbe potuto, anche volendo effettivamente farlo, "difendere le posizioni". |
Gustavo Mola di Nomaglio
BIBLIOGR. CRITICA E ANT. DELLA CONV. DI SETTEMBRE
editore CENTRO STUDI PIEMONTESI
edizione 2015
pagine 138
formato 15x21
cartonato morbido
tempo medio evasione ordine 2 giorni
10.00 €
9.00 €
ISBN : 978-88-8262-226-8
EAN : 9788882622268
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