Con un felice connubio tra sguardo di bambina e ironia adulta, sullo sfondo di una Torino che vive gli anni difficili della guerra e del dopoguerra fino al boom economico, si sviluppa una saga familiare in cui personaggi e fatti veri vengono reinventati e in qualche modo completati dalla fantasia e dal ricordo, come nella miglior tradizione di Luigi Meneghello.
I confini tra romanzo e mémoire si sfumano e si confondono, ed emergono figure che se non fossero esistite sarebbero state da inventare. Magnifica quella del padre, Riccardo Chicco, indimenticabile la discesa con la bambina nel pozzo di macerie di una casa bombardata; e poi certi cugini, certe zie, che tutti abbiamo avuto e non abbiamo saputo vedere.
Una famiglia che ha il vizio della vita. Ma quale splendido vizio.
Guardando la guerra con le gambe fuori del davanzale
Quando sono nata io, la guerra durava da un pezzo; la guerra che sarebbe finita poco prima che compissi quattr'anni.
La gente mangiava carne di cavallo, pane della tessera. Vecchi cavalli fuori uso e un pane grigio, pesante, che lasciava in bocca un sapore acidulo. Chi poteva comprava, naturalmente a borsa nera, le scarpe a Bra, le uova nelle cascine di Mirafiori, il burro dove capitava. Se il burro non si trovava si cercava di farlo in casa, sbattendo forte il latte in una bottiglia. Tutti i famigliari impegnati a turno, compresi i bambini e gli eventuali conoscenti in visita: una giornata di sbattimenti per una noce di burro.
Partivano anche mio padre e mia madre per andare a Bra e a Mirafiori, come facevano tanti in bicicletta con i bambini più piccoli in un cestino appeso al manubrio. Tanti, ma non mio padre, che sì pedalava volentieri, ma che «no, io non me lo metto quel distintivo di padre di famiglia». Del resto, anch'io preferivo stare in equilibrio sulla canna della sua bici: era più avventuroso, anche se molto scomodo quando si passava sulle rotaie del tram.
C'erano i bombardamenti di notte e di giorno, ma io, se non per qualche perplessità di fondo, ero sostanzialmente tranquilla, perché mi avevano assicurato che erano gli inglesi - ossia gli alleati, gli amici - a bombardare, e non i tedeschi.
La guerra la guardavo assieme a mio padre come fossimo al cinema dal terzo piano di casa mia, seduta sul davanzale
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Poliedrico, umorale e amorale, mio padre era uno che andava contro corrente. Il suo modo di vivere irregolare, disordinato, faticoso, divertente, era tutto il contrario di quello che usava nella sua famiglia, borghesemente timorosa dello scandalo e dell'eccentricità, convenzionale e puritana nei costumi.
INDICE
Guardando la guerra con le gambe fuori del davanzale
I vicini di casa
Altri ricordi di guerra
Fratelli partigiani
Le donne non ci vogliono più bene
Mio padre l'impolitico
Zio Porco
Stars and stripes
Le due case
Il nonno dagli occhi di gatto
La supa dei can!
Danse macabre
New Look
La dea della giovinezza
Il barboncino della Pierina
Signorina Gaetana Barberis
Tota Titina
Vita con nonna Maria
Per virtù di economia
Piccole perversioni
Tra generali e marescialle
Le smanie per le elezioni
Le smanie per la villeggiatura
Pittura e seduzione
Nostra Signora Televisione
Turris eburnea
Braghettoni per sudare
La dolce vita
I pomeriggi del giudice
Marca Leone
Le mutande di Giovannino
Piccolo Olimpo torinese
Il cocottino
La Cicci
La corte di zia Titina
Storia di un morto
Il più bel vizio è la vita
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Elisabetta Chicco Vitzizzai
IL PIU' BEL VIZIO E' LA VITA
editore INSTAR LIBRI
edizione 2010
pagine 146
formato 14x21
brossura con alette
tempo medio evasione ordine 4 giorni
13.50 €
9.90 €
ISBN : 978-88-461-0113-6
EAN : 9788846101136
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