Premessa
Anche per noi, uomini del terzo millennio, le bandiere hanno un ruolo significativo nella vita quotidiana: dalla bandiera nazionale a quella europea, da quella del partito o del sindacato a quella del proprio reggimento, da quella olimpica a quella del club o della squadra del cuore.
Bandiere che negli ultimi anni hanno ripreso a invadere strade, ponti e balconi per trasmettere messaggi con i loro codici: modelli, colori, disegni, posizioni.
Bandiere esposte ai balconi per contrastare la guerra, per chiedere la pace, per protestare contro l'inquinamento, per festeggiare una vittoria; bandiere per ricordare, per onorare, per distinguersi, per identificarsi.
Spesso durante le parate ufficiali vediamo sfilare vecchi vessilli che ci affascinano per la loro bellezza e particolarità ma che non sappiamo riconoscere ed individuare e di cui ignoriamo origini e storia.
A colmare parte delle nostre lacune provvede questo volume frutto di un'autentica passione per la Vessillologia, costato lunghi anni di studi e di ricerche, in grado di offrirci la storia delle bandiere e degli stendardi dell'esercito sardo dal 1713 a1 1802.
La dettagliata descrizione è intervallata dalle preziose riproduzioni di disegni – recuperati negli album dеll'Archivio di Stato, della Biblioteca Reale e del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino – e di bandiere e stendardi molti dei quali conservati presso l'Armeria Reale di Torino.
Non solo come Assessore alla Cultura della Regione ma come storico ho sfogliato con interesse le pagine di questo volume che offre, agli studiosi, documenti di studio e di approfondimento e al lettore curioso pagine piacevoli e coinvolgenti: per tutti un'occasione di ampliare le proprie conoscenze e forse di tornare a rivedere le importanti collezioni che la nostra città conserva.
GIANNI OLIVA
Assessore alla Cultura
Regione Piemonte
Introduzione
Quando nel 1976, giusto trenta anni fa, iniziai ad occuparmi delle bandiere dell'esercito sardo si era appena conclusa una fase storica del loro studio. Pochi anni prima si era svolto a Torino un importante congresso internazionale di Vessillologia, la scienza che studia le bandiere, e, probabilmente per la prima volta, gli studiosi avevano presentato al pubblico il risultato dei loro studi. Sull'onda del grande successo del congresso e nell'ambito del riordinamento dell'Armeria Reale di Torino, si erano progettati la catalogazione, il restauro e una corretta conservazione della ricca collezione di bandiere del Museo. Alcune bandiere erano inoltre state restaurate, sperimentando varie metodologie di esecuzione. Poi, tutto si era fermato... Dal 1976 più niente era realmente successo. Ovviamente, in quegli anni, nulla poteva far presagire ad un neofita come il sottoscritto che si era ormai di fronte ad un grave empasse: gli studiosi locali che tanto avevano contribuito a raggiungere così importanti risultati stavano smettendo di occuparsi di bandiere.
Nello studiare attentamente quanto pubblicato era possibile ravvisare una grossa lacuna: nessuno sembrava aver effettuato approfondite ricerche nella marea di documenti relativi all'esercito conservati nell'Archivio di Stato di Torino. Decisi quindi di dedicare il mio tempo libero ad analizzare mazzi di documenti, registri e copialettera, disegni e quant'altro, reperendo un materiale abbondante e meritevole di analisi.
Nel corso degli anni alcuni risultati preliminari dei miei studi sono stati pubblicati (vedi in bibliografia), ma si rendeva ormai necessaria un'opera più ampia e completa, corredata dalla ricca iconografia d'epoca. Le nuove tecnologie digitali hanno finalmente consentito la riproduzione e la stampa di tale materiale a colori a costi accettabili e grazie all'appoggio economico ed alla sensibilità dell'Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte è stato possibile dare alle stampe questo volume, che narra la storia delle belle bandiere e degli stendardi dell'esercito sardo dal 1713, anno in cui Vittorio Amedeo II divenne re di Sicilia, al 1802, quando i Savoia incalzati dall'espansionismo di Napoleone Bonaparte si ridussero alla sola Sardegna.
Appena terminata la stesura e la correzione di questo volume ho iniziato la preparazione del suo naturale seguito, un secondo volume che racconti le bandiere del nostro esercito da quel 1802 in cui tutto poteva sembrare perduto agli anni '60 del XIX secolo, quando venne proclamato il Regno d'Italia. Nell'arco di pochi anni anche questo lavoro sarà terminato.
Sarebbe doveroso in un'opera come questa ringraziare, senza dimenticare nessuno, tutte le istituzioni preposte alla conservazione di documenti ed oggetti per la disponibilità a permetterne lo studio. Io vorrei andare oltre i semplici ringraziamenti. Un lavoro così complesso e prolungato nel tempo mi ha permesso di apprezzare la grande gentilezza e disponibilità del personale a tutti i livelli dei molti enti torinesi preposti alla conservazione della storia degli Stati sabaudi, dall'Archivio di Stato alla Biblioteca Reale, dalla Biblioteca Civica all'Archivio storico del Comune di Torino, ai Musei del Risorgimento, dell'Artiglieria, di Pietro Micca e della Cavalleria di Pinerolo. Sempre, quando trafelato e con poco tempo disponibile arrivavo chiedendo di poter vedere uno o più documenti od oggetti, ho trovato un effettivo ed efficace aiuto. Questo malgrado le molte manchevolezze delle strutture e la carenza di personale. Manchevolezze e carenze comuni alle istituzioni di conservazione di tutt'Italia e di tutt'Europa, ma che a Torino sono mitigate dalla proverbiale cortesia degli abitanti della città.
Un particolare ringraziamento devo rivolgerlo ad Albina Malerba e Luciano Tamburini, del Centro Studi Piemontesi, la prima per aver condiviso con me fin dal primo momento la voglia di pubblicare il volume con una veste grafica degna, il secondo per aver dedicato molto tempo ad aiutarmi a rendere leggibile uno scritto necessariamente infarcito e continuamente interrotto dalla riproduzione di fonti e documenti d'epoca. Se il risultato sarà all'altezza lo giudicherà il lettore, ma senza i molteplici loro consigli questo possibile risultato sarebbe stato molto più arduo da raggiungere.
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INDICE
PREMESSA Gianni Oliva
INTRODUZIONE
CAPITOLO PRIMO
LA SITUAZIONE DEGLI STUDI DI VESSILLOLOGIA SABAUDA
I precursori
L'Accademia di San Marciano
La situazione oggi
CAPITOLO SECONDO
LE BANDIERE E GLI STENDARDI DELL'ESERCITO SARDO NEL '700: CARATTERI GENERALI E NOMENCLATURA
Le bandiere della fanteria
Gli stendardi della cavalleria
CAPITOLO TERZO
DAGLI ESORDI DEL REGNO DI SICILIA ALLA MORTE DI CARLO EMANUELE III (1713-1773)
L'esercito sabaudo diventa regio: composizione e vicende
Regno di Vittorio Amedeo II (1713-1730)
Regno di Carlo Emanuele III (173o-1773)
CAPITOLO QUARTO
STENDARDI, BANDIERE E CORNETTE: CONFEZIONE, ALBUM E CONTRATTI
(1713-1773)
Dalla Sicilia alla Sardegna
Le guerre (1730-1750)
La lunga pace (1751-173)
CAPITOLO QUINTO
BANDIERE DEI REPARTI A PIEDI (1713-1773)
Le bandiere colonnelle
Le bandiere d' ordinanza
Fanteria d'ordinanza nazionale
Fanteria provinciale
Fanteria svizzera
Fanteria alemanna
Fanteria italiana
Fanteria mista
Corpo Reale d'Artiglieria
CAPITOLO SESTO
STENDARDI E CORNETTE DEI REPARTI MONTATI (1713-1773)
Guardie del Corpo
Cavalleria
Dragoni
CAPITOLO SETTIMO
DALLE RIFORME DI VITTORIO AMEDEO III ALL'ESILIO IN SARDEGNA (1773-1802)
La riorganizzazione dell'esercito
Bufera all'orizzonte
44 mesi sulle Alpi
Le angherie dei francesi
In Sardegna
CAPITOLO OTTAVO
BANDIERE E FIAMME DEI REPARTI A PIEDI (1774-1802)
Disegni di modello
Le bandiere modello 1774 di Carlo Dematteis
Un modello 1786?: ora tocca a Gioanni Aostallo
Le bandiere dipinte conservate
Le bandiere ricamate
Le bandiere ricamate conservate
CAPITOLO NONO
STENDARDI, CORNETTE E FIAMME DEI REPARTI MONTATI (1774-1802)
INDICE DEI NOMI
BIBLIOGRAFIA
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Enrico Ricchiardi
BANDIERE E STENDARDI DELL'ESERCITO SARDO
editore CENTRO STUDI PIEMONTESI
edizione 2006
pagine 264
formato 21x30
rilegatura telata con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine 5 giorni
43.00 €
38.70 €
ISBN : 88-8262-119-7
EAN :
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