PREMESSA
La storia di Asti, del luogo privilegiato in cui Asti sorge, là dove
i torrenti Borbore e Versa si gettano nel Tanaro, si perde nella notte dei
tempi. Resti preistorici e italioti mostrano che antichissimo fu l'insediamento umano al confluire di vallate e di sentieri agevoli, in terre irrigue e fertili, rese amene dallo svariare di dolci colline. Tan - ar significava in antico acqua tonante e Borbore è l'onomatopea bor-bor
dell'acqua che gorgoglia tra i sassi. Romanizzata già alle soglie
del secolo I a.C., attraversata dalla via Fulvia, ribattezzata Hasta
Pompeia (forse con eco del primitivo nome celtico), la Città
serba resti di fondazioni romane, lapidi, vasellame, ricordi di civiche
magistrature e persino un'iscrizione che perpetua il nome di una corporazione
di mestiere, un Collegium fabrum Hastensium. Plinio il Vecchio, sulla
metà del secolo I d.C., ricorda nella sua Storia Naturale
una locale produzione di pregiati calices, forse già destinati
a degustare una non meno apprezzata produzione di vino.
Con la caduta dell'Impero d'Occidente la vita in Asti si fa tumultuaria,
insicura, spesso drammatica. Totalmente cristianizzata, se non prima, certo
nel V secolo, ebbe a patire a più riprese rovinose scorrerie e saccheggi
di barbari; i Longobardi la conquistarono nel 596 e la eressero in ducato
per un fratello della regina Teodolinda; nel secolo IX fu comitato dei Franchi,
nel X vide l'affermarsi del potere dei vescovi locali anche nella giurisdizione
civile, nell'XI il sorgere del libero Comune. Monumento superbo di quel
tempo, la città serba, nella nuda austerità del macigno, il
suggestivo Battistero di S. Pietro.
Devastata dal Barbarossa nel 1155 e tosto ricostruita con slancio concorde,
Asti si affermò presto come il più ricco e potente Comune
dell'area piemontese per le efficenti tessiture di panni, i fiorenti commerci,
un'arte del cambio di respiro europeo. I suoi mercanti e i suoi banchieri
frequentano fiere e mercati in Francia e nei Paesi Bassi, ammassando ricchezze
ingenti; la Città si fa irta di torri gentilizie e di svettanti campanili
e nel Duecento pone mano a due imponenti chiese: la cattedrale gotica di
tipico gusto subalpino e l'imponente collegiata di S.Secondo, che serba
ancora echi del primitivo romanico, anche se venne ultimata soltanto nel
secolo successivo.
Risale a un evento del 1313 la prima raffigurazione grafica del nucleo urbano:
una miniatura serbata in un codice di Coblenza, che mostra il sindaco di
Asti nell'atto di porgere le chiavi della Città all'imperatore Enrico
VII; quarant'anni dopo, la ricca serie di miniature del codice Malabaila
fermerà le immagini stilizzate e festose di borghi e castelli dell'"Astesana"
in una suggestiva policromia. [...]
LUIGI FIRPO |
Vedute e piante
dal XIV al XIX secolo
BIBLIOGRAFIA - ICONOGRAFIA - REPERTORIO DEGLI ARTISTI |
FINITO DI STAMPARE IL
18 SETTEMBRE 1987
CON I TIPI DELLA TIPOGRAFIA TORINESE STABILIMENTO POLIGRAFICO S.P.A.
SONO STATI IMPRESSI MILLEQUATTROCENTOCINQUANTA ESEMPLARI
DI CUI 50 FUORI COMMERCIO NUMERATI I-L
E MILLEQUATROCENTO
NUMERATI 1-1400 |
INDICE
GENERALE
Premessa di Luigi Firpo
Introduzione di Ada Peyrot
Bibliografia generale
Catalogo cronologico
Appendice al catalogo cronologico
Repertorio degli artisti
Indice dei nomi, dei luoghi e dei monumenti
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Ada Peyrot
ASTI E L'ASTIGIANO
editore TIPOGRAFIA TORINESE EDITRICE
edizione 1987
pagine 382
formato 24x31
edizione a tiratura limitata, 1400 esemplari numerati + 50 con numerazione romana fuori commercio, rilegata in tela con impressioni in oro
tempo medio evasione ordine ESAURITO
195.00 €
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ISBN :
EAN : 9784403611896
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