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ANTICHITÀ E PREROGATIVE D'ACQUI STAZIELLA
Sua Istoria Profana Ecclesiastica
TOMO I

INTRODUZIONE


Guido Biorci, figlio dell'illustrissimo notaio Marc'Antonio ex oppido Ripaltae e di donna Teresa nata de Guidi, venne alla luce in Acqui il 1° giugno 1763. Il parto, avvenuto di notte, aveva fatto temere per la vita del bimbo, tanto che l'ostetrica Francesca Maria Caliogna urgente necessitate aveva provveduto ad impartirgli il battesimo. L'arciprete della Cattedrale, don Giò Antonio Borreani, lo registrò sul libro dei battesimi in data 6 giugno con i nomi di Biagio Guido Giuseppe.
La famiglia Biorci, come risulta dall'atto, era originaria di Rivalta Bormida, dove nel 1638 consta essersi trasferito un Antonius Biorchius loci Castricereolij. Questi dalla moglie Catherina ebbe tre figli : Gio Batta, Francesco e Pietro Paolo, dai quali si diramarono i numerosi Biorci rivaltesi. Fu tuttavia il ramo discendente da Francesco a dare più vivido lustro al casato. Iniziatore della fortuna di questo ramo fu il Regio Misuratore Generale Biagio, nipote di Francesco, che abitava in contrada del Castello, nella casa dal bel portale in cotto ancor oggi esistente. Restano di lui varie carte e planimetrie, fra cui quelle di Acqui (1731) e Nizza Monferrato (1732). Biagio si sposò due volte: dalla prima moglie, Angela Maria, figlia di Domenico Perazzi, ebbe un figlio, Domenico Maria (che sarebbe poi entrato nell'ordine domenicano), e una figlia, Marianna (poi monaca nel convento alessandrino di Santa Chiara); la seconda, Marianna, figlia del medico Marc'Antonio Baretti, gli diede invece tre figli (Giuseppe Maria, Marc'Antonio e Gio Batta) e due, 'figlie (Maria Domenica e Maria Giustina). Il matrimonio con la figlia del medico Marc'Antonio Baretti rappresenta per Biagio il conseguimento di quello status sociale perseguito dai Biorci attraverso un'accorta politica matrimoniale con donne appartenenti alle più antiche famiglie rivaltesi, quali i Perazzi, i Caraccia e i Baretti, considerati nobili nel ristretto ambito della società rivaltese. Non a caso ad uno dei figli venne imposto il nome del nonno materno Marc'Antonio. E sarà proprio Marc'Antonio a continuare le fortune della famiglia.
Il matrimonio di Biagio con una Baretti permetterà al figlio di questi, Giuseppe Maria, di succedere al cugino Giuseppe Baretti, figlio di Luca e futuro letterato, autore e fondatore della "Frusta Letteraria", nel beneficio di Santa Caterina, juspatronato della famiglia Baretti istituito nel 1524. Il 13 aprile 1737, nella casa del misuratore Biagio sita nella contrada del Castello, veniva rogato dal notaio Pietro Canavese l'atto di procura in cui gli aventi diritto alla nomina del beneficio, e cioè i signori Battk Marc'Antonio e Domenico, figli ed eredi del fu Capitano Luca Baretti, "attesa la dismissione dell'abito del Sig. Abbate Giuseppe Baretti", incaricarono lo stesso Biagio di "provvedere alla nuova nomina del cappellano quale ora per allora nominano il Sig. Giuseppe Biorci figlio del detto Biagio". Nel 1739, nonostante l'opposizione di altri Baretti, Giuseppe Maria riuscì ad avere il beneficio. Nel 1743 prese gli ordini minori, ma il 17 marzo del 1747 ottenne dalla Curia Vescovile di deporre, "per degna causa", l'abito clericale. Il 27 maggio 1751 Biagio emancipava il figlio desideroso di "abbandonare sua patria e portarsi in Paesi ben lontani". Con l'emancipazione, questi riceveva inoltre dal padre trecento lire. Una nota apposta all'atto da mano diversa ci fa sapere che Giuseppe Maria morì quarantenne a Cagliari il 12 gennaio 1763.
Il primogenito Marc'Antonio, ottenuto il tabellionato, si trasferì nel 1751 in Acqui per esercitarvi la professione di notaio. Egli aveva quivi affittato una piazza ad hoc dal sig. notaio Luigi Caranti di Castelnuovo Bormida con atto del 17 luglio 1751. Qualche anno appresso, con atto del 15 settembre 1759, Marc'Antonio subentrava in qualità di Segretario dell'Ufficio di Intendenza a Gio Batta Bottone che, previo versamento di centoventi lire di Piemonte, rinunciava a tale incarico a suo favore. Il 20 settembre dello stesso anno egli sposava la signora Teresa de Guidi, nativa di Varazze, figlia di Giò Angelo, medico originario di Prasco, e vedova del notaio Giò Francesco Visca di Visone. Fratello di Teresa era il notaio Nicolò Maria, con il quale Marc'Antonio avrebbe poi avuto un contenzioso di alcuni anni per la dote della moglie.
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TOMO II

A CHI LEGGE.


Il buon incontro, che sembra abbia avuto nel Pubblico il primo Tomo della mia Istoria patria , mi incoraggisce a sperar bene nel dar alla luce il secondo. Questo non può non essere più interessante, e curioso, perché tratta di cose, e fatti meno rimoti, i quali acquistano tanto più d' importanza a misura , che più s' avvicinano ai nostri tempi , ed ha l' appoggio d' un più copioso numero di buoni documenti.
Debbo prima attestare tutta la gratitudine a. Coloro, che onorarono la mia Opera, ne promossero l' impressione con associarvisi, e prenderne il primo volume.
In questo mi sfuggirono alcuni errori, che qu„ giova correggere.
Il giorno 27 di giugno, in cui cade la feste del nostro Vescovo S. Maggiorino, corrisponde al v. cal. julii, e non junii, come si legge alla pag. 97, Gregorio VIII morì in Salerno, e non in Palermo. (pag. 207)
Altre notizie mi pervennero dopo la stampa del primo Torno , che avrebbero meritato d'esservi comprese. Penso di far cosa grata a chi legge con premetterle a questo volume.
Degnatevi, umanissimi Lettori , d' usare col medesimo la solita vostra bontà, ed indulgenza, e vivete felici.

SUPPLEMENTO DI NOTIZIE AL TOMO PRIMO.

Antichità, ed Acque Termali sul Territorio di Ponti.

Sul territorio di Ponti nella regione detta dell' Acqua marcia vi sono alcune Fontane d'Acque minerali sulfuree. La più rinomata è quella che ora scaturisce in un fosso sotto la nuova strada tendente a Savona.
I Romani nella costruzione della via Emilia, che passava per quella Regione, affinchè la fontana non fosse in essa compresa, e così esposta alle ingiurie dei passaggieri, tennero la via piè in sù, lasciando le Acque a destra, in distanza di sette trabucchi circa. Queste furono trovate dai Medici vantaggiose per la guarigione di varie espulsioni cutanee, facendone uso tanto internamente, che esternamente; somministrano anche del fango, che applicato sulle Idartrose riesce pure di gran vantaggio , quando però nell' infermità si superò già lo stato flogistico; circostanza , che vuolsi eziandio osservare nell'uso dei fanghi delle nostre Acque Termali.
A sinistra di quella porzione della via Emilia, che venne costrutta più in su del fonte, di cui si tratta, eravi un Tempio, che da una mezza luna di bronzo ivi rinvenuta con altre anticaglie, possiamo credere eretto in onor di Diana. Questa mezza luna emblema di quella divinità gentile , esiste presso il Sig.,' Medico Cremonese di Ponti, alla cui gentilezza debbo la maggior parte di queste notizie.

Pievi di Caranzagna , Montechiaro , Mombaruzzo, e Dego.


Fra le rovine della Pieve di Caraniagna sul territorio di Morsasco si trovò una Lapide di marmo massiccia, lunga tre piedi e mezzo circa, larga poco meno d' un piede e mezzo, incavata in quadratura ai quattro angoli. Evvi tutta la presunzione , e gl" intelligenti Antiquarj non ne dubitano punto, che in,queste cavità fossero piantate
altrettante colonnette marmoree, che sostenevano la lapide consacrata, su cui si celebrava la Messa. È noto, che nei primi secoli del Cristianesimo un solo Altare di legno eravi in ogni Chiesa; che dopo la pace data alla Chiesa dal gran Costantino, il S.to Papa Silvestro ordinò, che fosse di pietra, la cui forma era appunto, come ho qui accennato. Sotto la Mensa tra le quattro colonnette eraví l'urna contenente Reliquie di Santi Martiri. Leggasi l' opera del Selvaggio delle Antichità Cristiane.
Nella Pieve di Montechiaro esiste ancora il gran vaso di pietra, in cui si battezzava per immersione. Era tal Pieve amministrata dai Monaci di S. Quintino di Spigno.
Quella del Dego era amministrata dai Monaci dì S.ta Giulia.
Sulle fini di Mombaruzzo trovasi un' altra Pieve Battesimale antichissima, la quale se non esisteva già prima, che i Longobardi avessero dilatata l'eresia d'Aria in queste Contrade, fu in quel tempo edificata, come insinua la lapide, che vi si disotterrò, non sono molti anni, in cui evvi 1' epigrafe consubstantialem Patri, scolpitasi a bello studio, per distinguer questa Chiesa dalle Ariane dei Longobardi.
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Guido Biorci

ANTICHITA' E PREROGATIVE D'ACQUI STAZIELLA

editore IMPRESSIONI GRAFICHE
edizione 2001
pagine 802
formato 17x24,5
2 volumi, rilegati con cofanetto cartonato
tempo medio evasione ordine
2 giorni

47.00 €
39.90 €

ISBN : 88-87-409-18-8
EAN : 9788887409185

 
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