"Facciamo così, io faccio i gol per il Southampton e voi non mi rompete le balle."
Matthew Le Tissier
Un gruppo di amici si ritrova attorno al tavolo dell'osteria di un paese immerso tra le colline e le vigne del Monferrato.
Nulla di particolare se non fosse che da lì
partono per scalare le vette del Tour de France o per conquistare il pubblico di Wimbledon, per indossare le casacche dei Boston Red Sox e dei New York Yenkees o quella della squadra di calcio per cui si faceva il tifo da bambini.
Anarchico testabalorda, come Luigi Veronelli amava definire il Grignolino, parla di amici ma soprattutto di campioni dello sport non convenzionali. Gente che ha sposato il talento con i piaceri della vita e con l'autenticità del proprio modo di essere, e pazienza se non è stata capita fino in fondo, se le copertine sono state assai meno di quelle che avrebbe meritato e anche i trofei vinti inversamente proporzionali alla classe.
L'importante era non rinunciare a se stessi.
INTRODUZIONE
La marca del televisore, ovviamente in bianco e nero, non la ricordo. Ma era di sicuro uno di quelli con il tubo catodico a fare massa dietro lo schermo. Da lì mi sbarcò nel salotto di casa Michele Dancelli: classe 1943, ciclista, bresciano. Pedalava lungo il mare, da solo e seppi da mio padre che era in fuga nella Milano - Sanremo.
Io non avevo idea che partire in bicicletta da Milano e arrivare prima di tutti gli altri migliori ciclisti del mondo a Sanremo fosse una faccenda piuttosto complicata. Non vantavo infatti nemmeno cognizioni di geografia né di ciclismo. A mia parziale giustificazione: nel marzo del 1970, l'epoca dei fatti, avevo poco più di cinque anni.
Le parole di mio padre accompagnarono dunque quello che sarebbe diventato il pomeriggio mio e di Dancelli. Lui aveva i calzini bianchi e i calzoncini neri che in quegl'anni erano uguali per tutti i ciclisti (i creativi non avevano ancora cominciato a occuparsi delle divise sportive e la cosa non era male). Cambiava solo la maglia e io mi ero idealmente infilato quella della Molteni, la squadra del mio eroe.
Lui pedalava in Riviera, stanco e in solitudine, io soffrivo davanti alla tv, senza nemmeno chiedermi dove fossero quelli che lo inseguivano. Papà mi spiegò che gli italiani non vincevano quella corsa da diciassette anni e diciassette anni per uno che ne ha soltanto cinque sono come un paio di ere geologiche, che il fuggitivo era scattato a Loano quando mancavano oltre 70 chilometri dal traguardo e io mi chiedevo dove diavolo fosse Loano e quanti fossero 70 chilometri. Insomma quell'azione era una specie di follia e chissà se Dancelli ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare da solo al traguardo. La sola ipotesi che il fuggitivo potesse essere raggiunto mi terrorizzò.
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INDICE
INTRODUZIONE
UNO - La maledizione del bimbo
DUE - Jacques e Raymond
TRE - Hunt the shunt
QUATTRO - Il rosso volante
CINQUE - Il buffone di Bucarest
SEI - Nove garette stupide più i 1.500 metri
SETTE - Le gazz.e di Newcastle
OTTO
POSTFAZIONE - Quel Grignolino "anarchico testabalorda"
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Nicola Roggero
ANARCHICO TESTABALORDA
editore SCRITTURAPURA
edizione 2009
pagine 90
formato 15x21
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
12.00 €
12.00 €
ISBN : 978-88-89022-37-5
EAN : 9788889022375
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