"È difficile pensare il rientro, riprendere a sistemare le cose e tornare a quello che ti aspetta con la sua consuetudine. Così non ci penso, continuo a vivere giorno dopo giorno allo stesso modo, come se facessi di questa gente la mia gente e di questa terra la mia terra. La sera precedente la partenza avevo provato a salutare i ragazzi dell'ospedale in modo formale, verso il cambio del turno, per sbrigare al più presto il triste rituale dei saluti. Ma una volta di più mi sono accorto di quanto sia difficile lasciare questi deserti. La loro atroce battaglia per la vita ti avvolge senza che tu possa renderti conto di quello che succede. E lentamente, giorno dopo giorno, questa realtà ti entra dentro, diventa complicato voltare le spalle per tornare, come nulla fosse. Come se i tuoi occhi non avessero visto, e le tue mani non avessero toccato. Per cinque volte faccio il giro del perimetro di tutto l'ospedale cercando di rimanere solo, cercando di trovare ancora un abbraccio dell'ultimo pasthum.
Per ultimo saluto un bambino che assieme a tre dita della mano destra ha perso anche una gamba saltando in aria su una mina. Per ultimo mi saluta un aquilone bianco bordato da una banda blu, che volteggia nel vento caldo di Lashkar-gah".
PRESENTAZIONE
L'Afghanistan: questa terra martoriata e lontana che ogni tanto torna ad occupare i nostri teleschermi e le prime pagine dei giornali sempre con le stesse notizie, qualche grave attentato oppure, come è accaduto proprio di recente, una "nuova" legge che rende ancora più terribili le già intollerabili condizioni delle donne.
L'Afghanistan, per noi occidentali, è ancora e sempre solo questo, un Paese in guerra perenne e preda del più retrivo fondamentalismo.
Proprio in queste giornate di fine marzo in cui scriviamo gran parte del popolo afghano sta pensando ad altro: è il tempo della raccolta dell'oppio, le cui distese, soprattutto nel sud del Paese, sono così vaste da rappresentare il tratto distintivo del paesaggio agrario. Quell'oppio che poi, raffinato e diventato eroina. arriverà in Occidente, pronto a devastare e uccidere. Quell'oppio di cui noi occidentali non siamo capaci di fermare il viaggio.
Come sempre accade dove regnano guerra, intolleranza e criminalità, qui legati davvero da complicati meccanismi. la prima e vera vittima è la popolazione, è il popolo afghano che continua ad attendere di poter uscire da una condizione di povertà e da un'organizzazione sociale ai confini con il medioevo.
Sono pochi, oggi, gli uomini che vogliono e possono portare sollievo a quel martoriato popolo, e tra essi c'è un'organizzazione sanitaria italiana, Emergency, che nel Paese gestisce, in condizioni al limite dell'impossibile, ben 28 tra centri sanitari e posti di primo soccorso; tra gli uomini di Emergency c'è un alessandrino, l'ovadese Maurizio Mortara, che in questi primi mesi del 2009 sta completando la sua seconda missione umanitaria in Afghanistan e che per il suo impegno ha ricevuto l'onorificenza di Ovadese dell'anno 2008. |
INDICE
Presentazione
Prefazione
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
APPENDICE
Intervista con Rahmattulah Hanefi |
Maurizio Mortara
AFGHANISTAN DALL'ALTRA PARTE DELLE STELLE
editore IMPRESSIONI GRAFICHE
edizione 2009
pagine 280
formato 15x21
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine ESAURITO
14.00 €
14.00 €
ISBN : 978-88-6195-017-7
EAN : 9788861950177
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