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GLI ABATI DI SAN BARTOLOMEO
Sacro e profano dalle carte di un monastero scomparso
SAN BARTOLOMEO DI AZZANO D'ASTI (Secoli X-XIX)

Lo sfondo è il verdeggiare di colline nei dintorni d'Azzano nell'Astigiano, al confine del Ducato di Milano, ove sorgeva - se ne ha notizia dal X secolo - una sorta di Cluny piemontese: l'Abbazia benedettina di San Bartolomeo, di cui oggi non esiste nulla all'infuori delle fondamenta sotterra, di minimi reperti dispersi e di tre alberi situati, quasi a guisa di pietre miliari, a delimitarne il luogo. Ma esistono anche, per fortuna, preziose fonti d'archivio, finora inesplorate o sconosciute, ma da Sergio Nebbia scandagliate e vagliate con competenza e pazienza certosina, che ne documentano la quasi millenaria esistenza.
All'ombra rinfrescante degli alberi, nelle assolate vigne ove si produceva un ottimo Nebiolo, nelle margarie, nei mulini, e in tutto ciò che ruotava intorno al monastero, si snoda un lungo ed avvincente racconto: l'Autore annoda i fili di quel ch'è rimasto tra pergamene, bolle papali, mappe, note spese, contratti, lasciti, testamenti, per documentare uno spaccato vibrante di storia del Piemonte.
Personaggi autentici si materializzano, vengono fatti rivivere ed accompagnati amabilmente dell'Autore per un breve tratto di via; sfilano, quasi in parata, abati e monacelli (e ce ne sono di tutti i tipi: giocatori d'azzardo, dissoluti, concubini, ma anche studiosi e schivi di onori), mentre in parallelo scorre - tra guerre, pestilenze, comunità in rivolta e l'arroganza dei signorotti - anche l'alacre quotidiano lavoro della povera gente, da cui appare che l'unico scopo della vita fosse quello di lavorare per pagare i tributi...
Tutta questa società in sedicesimo è qui fedelmente e felicemente ricostruita dalla limpida prosa di Sergio Nebbia, suffragata da inoppugnabili pezze d'appoggio quali sono i documenti d'archivio.
L'opera è uno stimolante esempio di come sia possibile contemperare la serietà della ricerca storica con il gusto del raccontare ed il piacere di comunicare ad altri i risultati delle proprie fatiche.

 INDICE

PREFAZIONE
di Renato Bordone
PREMESSA

I. TRA VESCOVI E VASSALLI
Un mattino di marzo del 1151
Pani, albergarie e capponi
<<Clementer annuimus>>
La scomunica
Un monastero familiare
Scorrerie e carestie

II. ET DIVIDEBUNT VESTIMENTA MEA
Gennaio 1452: l'eletto e il pretendente
Il terzo incomodo...
...per non parlar del quarto
La nuova gestione
I mulini sul Tanaro
Una battaglia su due fronti
Una nuova politica economica

III. LA SVOLTA
Tutto cambia
Nuovi problemi
2 ottobre 1584
Ancora i mulini
Rio Leproso o Rio Levioso
Riassetto del cenobio

IV. ANNI DIFFICILI
I cavalieri dell'Apocalisse
La peste
Il coltello di San Bartolomeo
Nuovi contratti
Maggio 1663
Il veto di Carlo Emanuele II
Un preoccupante lassismo
Ancora i mulini
Padre Isidoro De Sù
Una chiesa che si restaura..
...e una che va in rovina

V. ANNI RUGGENTI E TRISTE TRAMONTO
Aprile 1749
I contratti a mezzadria
I cocchetti
Censi attivi e conti economici
La produzione agrciola
L'ultimo cellerario
L'altra faccia della medaglia
Gli ultimi giorni
APPENDICE
I. Elenco degli abati dal 952 al 1802
II. Elenco dei monaci professi dal 1499 al 1802
III.Soppressione del Priorato di Vico del 1471
IV.Contratto di colonìa del 1602
V. Nomina di portonaio del 1659
VI. Contratto di colonìa del 1748
VII. Compensi in natura di alcune cascine
VIII. Pesi e misure
IX. Dal Libro dei Consumi 1799-1802
BIBLIOGRAFIA
NOTE BIBLIOGRAFICHE
dalla prefazione
di RENATO BORDONE

Nel panorama della produzione italiana questo libro appare senza dubbio inconsueto. Inconsueto, anzitutto, per ciò che "non è". Non è infatti una storia locale nel senso corrente del termine: intanto per la scelta stessa del soggetto, un'abbazia piuttosto che un paese, poi per il modo con cui le vicende sono narrate. Non è neppure un saggio storiografico, sebbene il rigore con cui le fonti sono esaminate ed esposte lo imparenti da vicino con un'opera scientifica. Motivo per il quale non lo si può certo definire un romanzo storico, nonostante non manchino personaggi e intreccio. Insomma, fin dalla prima scorsa appare come qualche cosa di diverso da tali "generi", pur condividendone certe caratteristiche sapientemente miscelate. Possiamo piuttosto parlare di un'opera di divulgazione storica, attribuendo al termine "divulgazione" il significato di esposizione interessante e avvincente, rivolta a un pubblico di non specialisti, dei risultati di una ricerca condotta con metodo scíentifico. Un genere poco frequentato nel nostro paese, dove pare difficile comunicare con linguaggio accessibile messaggi complessi (e quelli storici, innegabilmente, lo sono), con la conseguenza di lasciare raccontare ai cosiddetti "divulgatori" imprecisioni ed errori veri e propri, frutto di semplificazioni arbitrarie, di informazioni superate dalla ricerca, di triti luoghi comuni. La causa di tutto ciò sta, in primo luogo, nella netta separazione fra il lavoro di prima mano, svolto a contatto con le fonti e quello di narrare per un pubblico più vasto: via via che ci si allontana dalla fonte (e dalla sua comprensione diretta) il discorso non può che diventare generico. Perché per comprendere in modo corretto la fonte occorre possedere quegli strumenti interpretativi che di solito il divulgatore non possiede e ai quali cerca (e crede) di supplire con il ricorso alle generalizzazioni di una pseudo-conoscenza storica corrente. Da cui la giustificata diffidenza verso la divulgazione in campo storico.
[..]



Sergio Nebbia

GLI ABATI DI SAN BARTOLOMEO

editore VIGLONGO
edizione 1995
pagine 224
formato 17x24
cartonato con sguardie riproducenti carte geografiche
tempo medio evasione ordine
a richiesta

22.00 €
19.90 €

ISBN : 88-7235-182-0
EAN :

 

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