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La vita di Domenico Testa incomincia a Cerro Tanaro, in una
casa al centro del paese, quasi all'ombra della chiesa parrocchiale, il
21 gennaio 1914.
Cerro è il "suo" paese; in esso vi trascorre l'infanzia e la prima giovinezza
e qui torna ogni volta che gli è possibile. Si potrebbe dire che da questo
piccolo centro sorto lungo il corso del Tanaro, egli non se ne sia mai
veramente andato.
Consegue gli studi superiori ad Alessandria, presso l'Istituto Tecnico
Statale "Leonardo Da Vinci", dove si diploma geometra nel 1947, quando
è già sposato e vive a Baldichieri con la sua famiglia.
Dieci anni prima era entrato a far parte dell'Amministrazione delle Ferrovie
dello Stato e qui rimane per tutta la sua vita lavorativa, fatta eccezione
per gli anni che lo vedono partecipare alla seconda guerra mondiale.
Da sempre la sua vita è segnata dalla grande e inarrestabile passione
per la storia della sua terra.
Dapprima le vicende di Cerro Tanaro poi, in un orizzonte sempre più ampio,
quelle delle colline e delle valli del Monferrato, di cui ripercorre la
storia appassionante ricercando,studiando, ampliando e approfondendo sempre
di più, con l'atteggiamento umile e modesto dello studioso che non ritiene
mai veramente conclusa la sua ricerca.
Negli anni cinquanta è anche corrispondente, per la pagina di Asti, della
Gazzetta Del Popolo. Nel 1967 lascia le Ferrovie Dello Stato per collocarsi
a riposo e dedicarsi a tempo pieno alla sua grande passione: quella di
ricercatore e studioso della storia locale.
E' tra gli amici fondatori del Gruppo Ricerche Astigiane, l'associazione
che da anni raccoglie studiosi e appassionati di storia locale. Insieme
a molti di loro, nel 1976 dà vita alla rivista "Il Platano", che da allora
è il più autorevole contributo alla cultura astigiana.
E'
un'attività che non conosce soste. Legge, studia, scrive anche di notte.
Sovente, nel silenzio notturno della sua casa, riecheggia il ticchettio
della sua macchina da scrivere.
Visita personalmente tutti i luoghi che tocca nei suoi studi, sempre accompagnato
dalla moglie che, dolce e paziente, accondiscende a quella che molti considerano
una mania.
L'acquisto
della casa settecentesca annessa alla torretta della famiglia Adorni,
nel centro di Cerro Tanaro, è la realizzazione di un suo piccolo sogno.
La desidera a lungo e subisce fortemente il fascino dei suoi muriantichi:
anche qui cerca i segni, le tracce silenziose della sua storia. La torre
è un luogo emblematico per lui, forse una sorta di luogo ispiratore. Vi
sale per osservare dall'alto il bel paesaggio e le montagne.
Il
Monviso si staglia netto ed inconfondibile in questo profilo di monti:
diventa un punto di riferimento, l'orizzonte della sua realtà, una presenza
immutabile che ha quasi un valore simbolico.
L'altro luogo importante della casa di Domenico Testa è il suo studio.
In questa stanza che si affaccia direttamente sul giardino, trascorre
le lunghe ore di lavoro. Riempie cartelle di appunti fittissimi, per lo
più stenografati, li ordina, scrive. Con un lavoro da certosino compone
manualmente e artigianalmente i suoi libri. I primi volumi sono addirittura
ciclostilati in proprio, corredati da illustrazioni che sovente lui stesso
ha preparato, ispirandosi magari a vecchie cartoline. Studioso, scrittore,
illustratore ed editore delle sue ricerche storiche. Pochi autori, credo,
hanno seguito personalmente e con tanta dedizione tutto il ciclo del loro
lavoro, fino alla stampa e alla distribuzione dei volumi.
Eppure il suo amore per quello che faceva era così grande,che era fondamentale
per lui diffondere il frutto dei suoi studi, per stimolare anche altri
a volerne sapere di più e ad essere consapevoli del proprio passato attraverso
quello della nostra gente. Rivolge le sue energie con perseveranza e tenacia
alla storia locale fino all'ultimo. Sentendosi prossimo alla fine, chiede
di trascorrere gli ultimi giorni a Cerro, quasi a concludere un ciclo
che lui stesso definisce sereno e soddisfacente.
In quei giorni è fresca di stampa la sua ultima fatica, la "Storia
del Monferrato". Per lui ormai ottantenne, che ha da poco lasciato
la vecchia macchina da scrivere per imparare ad usare il computer e rendere
più agevole il suo lavoro, questa pubblicazione rappresenta una grande
soddisfazione e il riconoscimento di anni di lavoro silenzioso.
Tuttavia, mentre ancora sta revisionando il volume appena stampato, pensa
già al lavoro che resterà incompiuto.
"La storia di Felizzano", a cui aveva già lavorato il Dott. Aldo
Guercio e che Testa avrebbe voluto completare e portare alla stampa, è
la sua ultima preoccupazione. La affida al figlio Nino, "perché il lavoro
non sia stato inutile" ed egli riordinerà e stamperà il lavoro del padre
dopo la sua morte, avvenuta a Cerro il 13 gennaio 1997.
Quello che colpisce di Domenico Testa sono la sua grande modestia
e la sua tenacia. Nella nota a fronte dell'ultima edizione della sua "Storia
del Monferrato" scrive che il suo lavoro "non ha pretese scientifiche",rifiutando
così la definizione di storico. Eppure la scrupolosità del suo lavoro
e della sua ricerca, la ricchezza di documentazione e di fonti, ne fanno
un ricercatore minuzioso e preciso che approfondisce costantemente il
suo argomento di studio e costituisce uno stimolo ed un esempio per molti
addetti ai lavori.
a
cura di Maria Grazia Cavallino
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